ANNO 14 n° 88
Viterbo come Castel Gandolfo? Il Tar respinge ricorso contro vincolo Mibact
Confermato provvedimento che tutela 1400 ettari di campagna romana: ''L'interesse paesaggistico prevale su quello urbanistico''. Soddisfatta la Soprintendenza
21/03/2021 - 06:52

VITERBO - Nei giorni scorsi il Tar del Lazio ha respinto un ricorso presentato dal Comune di Castel Gandolfo contro Mibact e Soprintendenza per chiedere l’annullamento della ''dichiarazione di notevole interesse pubblico'' di un’ampia porzione di campagna romana.

Che c’entra tutto ciò con Viterbo? In apparenza niente, nella realtà moltissimo. Si tratta infatti di un caso molto simile a quello del vincolo posto nel 2019 sull’area denominata ''Dal Bullicame e Riello alle Masse di San Sisto'', che vede contrapposti davanti alla giustizia amministrativa da una parte Palazzo dei Priori e costruttori viterbesi (rispettivamente con ricorso straordinario al presidente della Repubblica e al Tar) e dall’altra sempre i Beni culturali, in attesa di giudizio.

Il Comune di Castel Gandolfo contestava in particolare due aspetti: la legittimità della nuova classificazione, a favore di quella precedente contenuta nel Ptpr che definiva la zona come semplice ''paesaggio agrario di continuità'', e l’incidenza negativa del vincolo sulle possibilità di sviluppo urbanistico del Comune. Il Tar non ha avuto dubbi: la ''prevalenza dell’interesse paesaggistico su quello urbanistico rende infondata la censura (...). È infatti la pianificazione urbanistica a doversi conformare al valore paesaggistico, e non il contrario''.

Lo stesso principio sarà applicato anche per Viterbo? Le analogie sono molte, come detto. Nel caso di Castel Gandolfo l’estensione della nuova area sottoposta a vincolo è di circa 1400 ettari compresi tra i comuni di Marino, Castel Gandolfo e Albano Laziale; a Viterbo una superficie di 1600 ettari tra il capoluogo e il confine con il comune di Vetralla. Entrambi i vincoli vanno ad ampliare zone già tutelate: la zona di campagna romana in questione si inserisce tra il parco dell’Appia Antica, l’ambito meridionale dell'Agro romano e al confine del vincolo paesaggistico dei Castelli Romani. Per Viterbo invece il provvedimento va ad ampliare l’area protetta dell’Urcionio.

La decisione del Tar è stata appresa con ''con soddisfazione'' dalla Soprintendenza: ''La sentenza, oltre a confermare la validità del provvedimento, afferma nelle maglie della motivazione alcuni importanti principi sulla tutela paesaggistica e sul rapporto tra questa e gli altri livelli di pianificazione territoriale. Viene, infatti, ribadita la competenza attribuita dalla Costituzione e dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio, allo Stato per il tramite del Ministero per la salvaguardia del paesaggio al di sopra delle determinazioni degli Enti Locali, quindi la prevalenza dell'interesse primario paesaggistico su quello urbanistico. Essa, inoltre, riconosce che il decreto di vincolo costituisce una corretta applicazione del principio di proporzionalità nella misura in cui delimita le aree da preservare e quelle già compromesse dalla urbanizzazione spontanea e individua una gerarchia del valore agrario nei diversi tipi di paesaggio, oltre a rispettare il rapporto tra aree abitate, aree a vocazione agricola e insediamenti storici diffusi. Sebbene la difesa erariale del provvedimento sia ancora in corso e altri giudizi per aree interessate dal vincolo siano pendenti, ci sia consentito oggi rendere noto questo riconoscimento del giudice amministrativo per il lavoro profuso dalla Soprintendenza a tutela del nostro territorio. Lo sviluppo sostenibile è tale solo ove tenga conto di tutte le esigenze di tutela dell'ambiente, della cultura e del paesaggio''.

Per la cronaca va ricordato che a Viterbo contro il vincolo si era opposta anche l'Università della Tuscia limitatamente ai terreni di sua proprietà nella zona del Bullicame: orto botanico e azienda agraria. In questo caso il tribunale amministrativo si è già espresso, accogliendo invece il ricorso e annullando il vincolo.






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