ANNO 14 n° 117
Ritratto di Mattarella, uomo mite, riservato ma granitico
Il ritratto del neo presidente della Repubblica Mattarella, primo siciliano sul Colle
31/01/2015 - 00:47

VITERBO - ''In confronto a lui, Arnaldo Forlani è un movimentista''. Con queste parole, maligne ma efficaci, Ciriaco De Mita definiva anni fa Sergio Mattarella, 73 anni, siciliano, vedovo da oltre un anno e padre di tre figli. Uomo sicuramente poco avvezzo ai riflettori e alle telecamere, Mattarella si è  dimostrato  all'occorrenza granitico nelle sue prese di posizione.

Siciliano e figlio di Bernardo, democristiano più volte ministro, in politica non sarebbe nemmeno voluto entrare: l'eredità paterna, d'altronde, gravava già sulle spalle del fratello Piersanti, che aveva bruciato in fretta e furia le tappe fino a diventare Presidente della Regione Sicilia. La sua intransigenza nei confronti di chiunque fosse accostato alla mafia, unita alla disapprovazione per il sistema dei finanziamenti pubblici, attirarono contro di lui le ire dei boss, che lo fecero uccidere nel 1980.

La morte di Piersanti tra le sue braccia, convinse Sergio a fare il fatidico passo: vicino ad Aldo Moro, entrò in Parlamento con la Dc per la prima volta nel 1983. Nel 1989 è ministro della Pubblica Istruzione, incarico dal quale si dimettei l'anno seguente in aperta polemica con la scelta del governo Andreotti di mettere la fiducia sul decreto Mammì, quello del riassetto radiotelevisivo che avrebbe legittimato la posizione dominante dell'impero Fininvest di Silvio Berlusconi. ''Trovo inammissibile porre la fiducia per violare una direttiva comunitaria'' spiegò Mattarella all'indomani del clamoroso gesto.

Nel '93 diede i natali alla legge elettorale che porta il suo nome, il cosidetto Mattarellum, che recependo l'esito del precedente referendum introduceva una forte componente maggioritaria nel sistema di voto. Uscito indenne dalle macerie di Tangentopoli, fu tra i traghettatori della Democrazia Cristiana fino alla fondazione del Partito Popolare Italiano.

Fu grande avversario di Rocco Buttiglione, segretario del Partito Popolare Italiano, perché contrario a una possibile alleanza con il Polo delle Libertà di Silvio Berlusconi. All'apice dello scontro, arrivò ad apostrofare il rivale come ''el general golpista Roquito Buttillone''. La guerra d'attrito portò alla fine la scissione, con la nascita dei Cristiani Democratici Uniti e l'addio dello stesso Buttiglione, seguito da Formigoni.

Fu anche tra i protagonisti dell'uscita del Ppi dal Partito Popolare europeo dopo l'adesione di Forza Italia. Mattarella definì ''un incubo irrazionale'' l ingresso di Forza Italia tra i popolari europei. 

Sostenitore di Prodi come leader dell'Ulivo, Mattarella rimase in Parlamento fino al 2008, per poi essere eletto come giudice della Corte Costituzionale di nomina parlamentare. Il suo nome era già incluso in una rosa presentata nel 2013 da Bersani a Berlusconi per scegliere il nuovo inquilino del Quirinale: all'epoca gli fu preferito Franco Marini, che mancò poi l'elezione.





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