ANNO 14 n° 117
Unitus: al via la ricerca per la sicurezza dell'uomo nello spazio
Esperimenti Biofilm e Lifeplus
21/02/2012 - 14:58

di Giovanna Bianconi

VITERBO - Come spesso accade per gli esperimenti sviluppati per lo spazio il programma Mars500 è concepito con approccio duale, ovvero la tecnologia messa a punto per le missioni (in questo caso per la simulazione) verrà poi applicata anche in molti settori terrestri, in modo tale da portare ricadute economiche positive alle nazioni che vi hanno investito.

Non fanno eccezione a questa regola i due esperimenti che il gruppo di lavoro del professor Canganella ha progettato ed installato all’interno dei moduli appositamente allestiti a Mosca.

Il primo, chiamato Biofilm, è incentrato sulla contaminazione ambientale causata da microrganismi e sulla formazione, in particolari condizioni, di una struttura microscopica multistratificata denominata appunto Biofilm. Anche se tutto ciò che viene introdotto nei moduli abitati viene sterilizzato o disinfettato, la stessa presenza dell’uomo fa sì che avvenga una certa contaminazione ambientale.

Nel caso specifico ne sanno qualcosa i russi che, forti della loro esperienza cosmonautica fin dai tempi della Mir, conoscono bene i fenomeni di “biocorrosione”, ovvero corrosione dei materiali da parte di popolazioni di microrganismi che, se si insediassero per esempio su sensori, potrebbero addirittura inattivarli.

Per Biofilm sono stati impiegati pannelli costituiti della stessa speciale lega di alluminio utilizzata per molti moduli della Stazione spaziale internazionale e forniti dalla Thales Alenia Space. I pannelli sono stati opportunamente suddivisi per far effettuare dall’equipaggio dei campionamenti cadenzati nel tempo sulle superfici trattate con cinque prodotti antimicrobici.

Il primo è a base di una sostanza naturale prodotta da batteri (non transgenici) presso il Laboratorio della Tuscia, che dovrebbe impedire la colonizzazione microbica delle superfici, il secondo riguarda un condizionamento fisico-chimico a base si silice e argento messo a punto dal Politecnico di Torino, che ha dimostrato di possedere discrete potenzialità antimicrobiche; il terzo è un trattamento di tipo chimico indirizzato in modo particolare all’inibizione di funghi e muffe prodotto dall’Università Statale di Mosca, mentre gli ultimi due sono basati sull’utilizzo di acqua ossigenata al 6 per cento e di sostanze antibatteriche le cui applicazioni spaziali sono state sinora limitate al campo medico.

L’esperimento Lifeplus invece si focalizza sulla permanenza dell’uomo nello spazio. L’idea sperimentale è nata dal fatto che gli astronauti sono soggetti a molteplici stress ambientali, dovuti in particolare alla necessità di vivere per periodi più o meno lunghi in ambienti confinati, in cui subiscono notevoli sollecitazioni psicofisiche. In vista di future missioni umane su Marte è dunque di cruciale importanza stabilire delle linee guida per mantenere la salute ed il benessere degli equipaggi. Lifeplus è una indagine microbiologica per studiare la variazione della microflora umana, sia intestinale che salivare, in seguito all’assunzione di probiotici (ad esempio fermenti lattici) o di sostanze nutraceutiche (nutritive e farmaceutiche allo stesso tempo) in grado di stabilizzare le condizioni psicofisiche dei membri dell’equipaggio.

Durante i 520 giorni i sei volontari hanno assunto quotidianamente capsule di probiotici, alternandole ad estratti vegetali e pappa reale o ad un prodotto ad azione tonica, adattativa e di rinforzo delle difese immunitarie chiamato “Natura Mix forza&difesa”, formulato appositamente dalla Aboca di San Sepolcro. Sui campioni biologici arrivati da Mosca si stanno ora effettuando le analisi in collaborazione con l’Università della Florida (USA) e le Università di Bologna e di Firenze.




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