ANNO 14 n° 118
Il mercato del sabato Trasversale tra sogno e realtā
di Andrea Arena
30/04/2016 - 02:01

di Andrea Arena

Ci sono più posizioni sul completamento della Trasversale che nel caro, vecchio, Kamasutra. Chi la vuole così, chi cosà, chi subito e chi con juicio. E quelli che, naturalmente, non la vorrebbero proprio.

Ora, siamo in democrazia, e perciò dobbiamo tutti essere pronti a rinunciare al nostro panino con la porchetta (con o senza fegatelli) affinché il prossimo possa gustare liberamente il suo frullato di tofu. E perciò tutto si tollera e tutto si comprende: quelli contrari a prescindere, così carini anche se un po' demodé, come un paio di pantaloni a zampa, o un poncho andino. (E te li immagini pure mentre cantano: el pueblo unido jamas serà asfaltado). E ancora, quelli come Mauro Mazzola, che ha tenuto fede alla sua immagine – un po' stereotipata, d'accordo – di gentiluomo di campagna. Con una faccia sola, e dunque contrario al tracciato verde nei panni di sindaco di Tarquinia, ma con abbastanza signorilità e onestà intelletuale per concedere ad altri (al consigliere provinciale del Pd Maurizio Palozzi) di rappresentare la Provincia alla conferenza dei servizi.

Già, la conferenza dei servizi. Non sembra neanche vero che l'altro giorno si sia tenuta la conferenza per ultimare quegli ultimi, sudatissimi, 18 chilometri di strada. Quel moncherino che impedisce il completamento, muro invisibile (in un'epoca in cui muri tornano ad essere visibilissimi) che divide due mari, che allontana un porto, quello di Civitavecchia, dagli snodi ferroviari e stradali più importanti e che, in ultimo, relega la Tuscia ad isolamento tutt'altro che dorato.

Ora, la Trasversale è stata agitata per decenni davanti ai viterbesi come una ciambella davanti al naso di Homer J. Simpson. Ce l'hanno fatta annusare – la Trasversale, ma anche il completamento dell'ospedale di Belcolle – alla vigilia di ogni elezione. Ce l'hanno spacciata per cosa fatta capo ha. Ce l'hanno venduta e poi rivenduta di nuovo, altro che pacco su Ebay. Hanno fornito date e progetti, e negli ultimi quindici anni almeno tre presidenti della Regione sono venuti a tagliare nastri tricolori. E noi tutti qui, prima boccaloni a crederci, poi via via sempre più scettici, infine rassegnati a vedere questa incompleta per sempre così, un monumento all'italica paraculaggine.

Per queste ragioni, forse, non sarebbe il caso oggi di riaccendere i ventilatori dell'entusiasmo. Di starsene buoni, sguardo di traverso, aria vaga, fischiettando un po'. Perché potrebbe non essere la volta buona neanche questa. O magari è soltanto uno di quei viaggi che si fanno la notte, quando si è mangiato troppo o si è ingerito altro. No, non la finiranno neanche stavolta, dice il cinico, è l'ennesimo teatrino.

E però, un lampo, un raggio, una scossa ci sarebbe. E arriva proprio da quella conferenza dei servizi di giovedì scorso, al ministero, con l'Anas, i rappresentanti istituzionali, e tutto il cucuzzaro. Perché una cosa è evidente: nella storia recente la Trasversale non è mai stata così vicino ad essere completata. Mancano soltanto i soldi, ma per quelli bisognerà aspettare il 2018, e appellarsi alla munificità del Cipe, oltre che al tanto sbandierato dinamismo renziano (sempre che Renzi ci sia ancora) sulle opere pubbliche. Se così fosse, si potrà davvero brindare con una bottiglia di quello buono. Altrimenti, con la stessa boccia, dedicarsi all'ennesima sbornia di illusioni vissuta da questa terra, e dai suoi abitanti. Olè.





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