ANNO 14 n° 117
Signori, Confartigianato: ''Riforme urgenti per la mancanza di lavoro''
09/10/2015 - 17:48

Dal presidente Confartigianato Stefano Signori riceviamo e pubblichiamo

VITERBO - Da troppo tempo invochiamo riforme e quelle dettate dall’attuale agenda di governo, non sono quelle più urgenti. Si continua, infatti, a discutere di riforma del senato, riforma elettorale, salvaguardia dei diritti civili (sacrosanti!), ma le vere priorità per il Paese Italia sono altre.

Ci sono delle urgenze che non possono essere messe in attesa e sono una burocrazia inefficiente, una giustizia lenta, la mancanza di opportunità di vero lavoro, le necessità concrete che assillano le famiglie e le comunità.

Ormai da troppo tempo Confartigianato ha denunciato l’abbandono del confronto con i problemi concreti che affliggono il nostro Paese, quelle priorità ormai dimenticate, chiuse in un cassetto scomodo da riaprire.

Le famiglie che lavorano, membri attivi della società e vero esempio di capitalismo familiare: gli imprenditori, artigiani e commercianti, che con fatica arrivano a fine mese, sono incessantemente vessati da una tassazione ormai fuori controllo.

La politica ha dimostrato (e continua a farlo) di essere lontana e volutamente ignara dei veri bisogni e delle necessità delle persone: un dato di fatto che si evince soprattutto dal calo di attenzione e di partecipazione alla vita politica da parte dei cittadini, che rispondo alla noncuranza dell’apparato politico con un mutismo deluso.

La nostra associazione per arginare i momenti di estrema necessità - risultato di congiunture economiche e sociali negative - si batte quotidianamente affinché si torni ad essere partecipi della res publica, creando dialoghi ispirati da quella coesione sociale che fa di uno Stato vera nazione.

La classe politica continua ad essere contenitore di lotte intestine: le anime stesse della politica, private del confronto con la società di riferimento, si scontrano tra loro come meccanismi inceppati, obbligati a ripetere lo stesso errore.

 

Le continue risse, le difese degli interessi di fazione, non favoriscono la comunità sempre più disillusa.

Serve collaborazione, anche mediante l’operato di quegli organismi che, come le associazioni di categorie, vivono la zona di confine che separa le amministrazioni dai cittadini, interpretando e incarnando le istanze degli uni e degli altri. Il lavoro svolto da queste “realtà di mezzo” ha come obiettivo la coesione sociale, le riforme necessarie al mondo del lavoro, la soddisfazione delle richieste avanzate dalle famiglie che reclamano diritti inalienabili.

La sfida del futuro passa attraverso il richiamo ad una maggiore responsabilità da parte della “politica”, che deve fornire risposte concrete, certe e soprattutto celeri.

 






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