ANNO 14 n° 118
Si fa intestare l'ereditą e la polizza sulla vita da una paziente malata
Medico a processo per circonvenzione di incapace
11/03/2017 - 02:00

VITERBO - Una polizza sulla vita con un premio lordo da 40 mila euro a favore della figlia e un testamento che lo prevede come unico beneficiario. È a processo per circonvenzione di incapace, un medico di famiglia originario di Oriolo Romano, ma residente e operativo in Canale Monterano.

Secondo le ipotesi della procura avrebbe fatto leva sulle precarie condizioni psicofisiche di Rosa S., una sua paziente 86enne, per farle sottoscrivere una polizza sulla vita a favore di sua figlia, dal valore lordo di oltre 40 mila euro e per farsi nominare erede universale di tutto il patrimonio dell'anziana. Di tutti i beni mobili e immobili, compresa una villa a Canale Monterano. Escludendo così il fratello Plinio e la sorella Annita dal testamento. Fuori dall'atto, ma non certo estranei ora alla vicenda giudiziaria.

Su Rosa, morta il 30 luglio 2013, è ancora aperta una battaglia con la procura per scongiurare l'archiviazione relativa alla sua morte. Per il legale delle sorelle, si sarebbe trattato di omicidio colposo da addebitare allo stesso medico curante, per la procura, invece, non ci sarebbero elementi sufficienti a supportare l'intero impianto accusatorio.

''Il 28 luglio 2013, Rosa accusò un improvviso deficit sensoriale e venne accompagnata dal proprio dottore al pronto soccorso di Bassano - spiega il difensore - dalla cartella clinica si evince come la paziente fosse disorientata nel tempo e nello spazio, come ci fosse un rallentamento psicomotorio. Era necessario trattenerla in ospedale: il suo medico invece spinse per farla dimettere. Anche contro il parere dei suoi colleghi. Sinceramente non se ne comprende ancora il motivo''. Una leggerezza e una negligenza tali che spiegano la volontà della parte civile di andare avanti con la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo. Ma con la procura è un continuo scontro a suon di opposizioni che non accenna a concludersi.

''Sono oltre quattro anni che aspettiamo la decisione del gip Rigato. Capiamo il carico di lavoro della giustizia - sottolinea l'avvocato della difesa, Mauro Danielli - ma abbiamo bisogno di una risposta''.

Lungaggini burocratiche che hanno bloccato anche il processo davanti al giudice Mattei per circonvenzione di incapace. La parte civile Annita, classe 1933 unica viva dei tre fratelli, dovrà attendere ancora qualche mese per vederlo partire: ''Per colpa di un errore di notifica siamo stati costretti ad un rinvio - ha commentato l'avvocato Danielli - questo è un chiaro caso di giustizia negata. Oltre ad essere stata sfruttata e indotta a sottoscrivere documenti senza capirne il significato, Annita rischia di non vedere la conclusione del processo. È anziana, malata. Potrebbe non vedersi mai riconosciuta la ragione e le ingiustizie subite''.





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