ANNO 14 n° 117
Si avvicina la sentenza per Graziano Rappuoli
24/02/2021 - 12:58

di Stefano Marini Balestra

 

VITERBO - Come si ricorderà, nel maggio del 2013, in un cassonetto per i rifiuti in via Solieri al Carmine venne ritrovata morta una bambina nata poche ore prima. Responsabile del gesto fu la madre, di professione ballerina di nigth che cosi era voluta sbarazzare di un figlio non desiderato.

Per questi fatti la donna è stata condannata definitivamente in seguito ad un processo di appello e pertanto sta scontando la pena.

Ma, corollario di questi fatti, è la situazione nella quale si venne a trovare un infermiere di Belcolle, chiamato dalla donna per farsi aiutare nelle fasi post partum avvenuto presso la sua abitazione a Viterbo. Era infatti accaduto che la donna, in seguito al parto in casa, senza assistenza, subì un’emorragia. Per questo chiese aiuto al suo amico infermiere che la prelevò e la accompagnò all’Ospedale.

Dalle indagini emerse che l’infermiere abbia anche consigliato la donna di assumere un farmaco per indurre il parto prematuro, quindi resosi correo nel reato di omicidio.

Nell’aula della Corte di Assise, presieduta dal Dr. Capizzi, sono ieri, sfilati in periti, che d’accordo, hanno riferito che la morte della piccola era stata solo causata dalla condotta della madre, non il farmaco somministrato su consiglio dell’infermiere Rappuoli. Infatti, come riferito dagli stessi periti il Cyotec non è un farmaco abortivo, ma ha solo funzioni di stimolo delle contrazioni espulsive per favorire il parto.

Quindi, non fu questa somministrazione del farmaco a causa la morte della piccola. Certamente, cosi, si alleggerisce la posizione dell’imputato.

Il processo proseguirà alla fine di marzo, il 30 per la precisione, quando inizierà la discussione.






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