ANNO 14 n° 117
''Scuola, una stagione
di cambiamenti profondi''
Serra e Mancinelli intervengono
sulla riforma del Governo
06/05/2015 - 10:57

VITERBO - Riceviamo e pubblichiamo:

''Quando cambiare non sono parole. E’ difficile non intravvedere una linea di collegamento nelle resistenze e nelle opposizioni ai processi di cambiamento che in questa fase vanno concretizzandosi in provvedimenti ed atti.

Sulla riforma istituzionale ed elettorale , indifferibile e indispensabile dopo decenni di inerzia e ritardi, sui provvedimenti in materia di lavoro , di semplificazione, efficientamento e modernizzazione della Pa , su ognuno insomma dei capitoli grandi e piccoli a cui il governo Renzi mette mano si levano grida di protesta, si evocano drammi biblici e lutti universali, risuonano fantasmi di sciagure e danni di immense proporzioni.

Ultima la scuola. Per decenni si sono sommati e lamentati tagli , interventi disorganici che non hanno prodotto che giungle normative , schiere di precari diversamente classificati, una condizione di provvisorietà e continua rincorsa alle emergenze. Da decenni ogni avvio di anno scolastico ha coinciso con un titolo sicuro di giornale per ogni scuola, ogni provincia, per tutto il paese all’insegna di edifici impraticabili, alunni abbandonati, professori mancanti, supporti didattici superati ed insufficienti. Un illimitato campionario di doglianze e anomalie.

Da un anno la scuola ha ripreso centralità nell’azione di governo ; per Renzi la scuola è stata preoccupazione principale. Immediatamente dall’insediamento del Governo con gli interventi di quattro miliardi sull’edilizia scolastica , e poi con la campagna di ascolto e confronto la Buona Scuola che ha portato alla presentazione di un disegno di legge.

Un DDL che chiude con lustri di precariato, che prevede l’assunzione di centomila docenti, per eliminare una volta per tutte la precarietà occupazionale, ma soprattutto didattica, delle supplenze e coprire tutte le necessità. Una operazione di enorme ampiezza e che tira una riga definitiva a procedure bizantine, che hanno alimentato caos ed incertezze nella vita delle scuole, delle famiglie, degli studenti e certo dei docenti coinvolti. Finisce questa epoca e si inaugura la via maestra del concorso come risposta alle esigenze di percorsi formativi individuati e qualificati .

Quindi certo scuole dove l’autonomia ha un senso nel misurarsi con questi obiettivi, dove il dirigente non può essere esecutore e/o risolutore di circolari e beghe burocratiche, ma organizzatore di un complesso funzionale a rendere un servizio formativo agli individui ed alle comunità di qualità, e che su questo viene anch’esso valutato .

E’ vero o no che giustamente tante famiglie avvertite vanno preoccupandosi, al momento di selezionare l’istituto o la classe in cui iscrivere i propri figli , non guardando solo alla vicinanza o alla comodità , ma spesso alla attribuzione di qualità , diffusa da un passaparola informale, e per questo ricorrono ad ogni argomento per raggiungere l’obiettivo. Perché rifiutarsi di dare trasparenza , dignità, riconoscimento al fattore merito, diversità, autonomia in questo settore. Perché negare ipocritamente questa realtà e non farne invece strumento e metodo di confronto e crescita comune, premiando e socializzando l’eccellenza , sottraendola al previlegio della sorte o della raccomandazione e ponendola come asticella e garanzia per tutti ?

Un DDL che garantisce ad ogni docente un bonus di 500 euro annui per la crescita, l’aggiornamento, perseguibile con la libera scelta perché un docente non è , non può , non deve essere una macchina ripetitrice; per sua natura e per funzione deve essere spirito critico, mai sazio di sapienza e dubbi, infinitamente curioso di ogni manifestazione di cultura ed arte.

Come si fa di fronte a questi obiettivi , quando finalmente si passa da promesse vuote e ritardi , trascuratezze ed incrostazioni, quando si rimette al centro un grande progetto , a non imboccare la strada del confronto, ma opporsi , rivendicare ancora automatismi rassicuranti del passato, a scegliere di conservare pur di non affrontare la sfida del cambiamento ?

C’è una logica certo, che è quella naturale di ogni novità, che può ispirare inquietudine. E’ giusto a questa dare orecchio , argomentare, convincere. Ma insieme a questo ci sono tante pigrizie, piccole convenienze e rendite accumulate negli anni, miopie ed egoismi individuali, nicchie corporative , ipocrisie che nascondono inefficienze o convenienze. Legittimamente e rumorosamente scendono in campo per opporsi. Come al solito, per un applauso momentaneo , una politica dal respiro corto può cedere alla tentazione di una lisciata di pelo.

Non è il caso, soprattutto per chi vuol essere veramente di sostegno e coerente con una stagione attesa, voluta e benvenuta, di cambiamenti profondi''.

Francesco Serra, capogruppo PD comune di Viterbo

Sandro Mancinelli, Assemblea nazionale PD






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