ANNO 14 n° 117
Sanitą, Lazio fuori dal commissariamento
Panunzi: ''E' il frutto di un lavoro serio, puntuale e costante''
01/12/2017 - 13:12

Riceviamo e pubblichiamo da Enrico Panunzi, Presidente Sesta Commissione consiliare Regione Lazio

VITERBO - L'uscita della Regione Lazio dopo oltre 10 anni dal commissariamento sulla sanità a partire dal 31 dicembre 2018 è una notizia che non esito a definire straordinaria, frutto di un lavoro serio, puntuale e costante. Quanto certificato oggi dal Consiglio dei ministri lo dimostra e dà piena attestazione all'operato della giunta Zingaretti. Dopo dieci anni si tornerà quindi ad una gestione ordinaria. Possiamo aprire ora una nuova fase.

E' stato un percorso lento, che ha avuto costi altissimi per i cittadini del Lazio e per il personale sanitario. Basti pensare che, dall'inizio del commissariamento, sono andati in pensione circa 8mila medici, sostituiti soltanto da 900, di cui la metà assunti a partire dal 2016. Siamo passati dalle 68 deroghe del 2013 alle oltre 700 nel 2016 e per il biennio in corso 2017-2018 è previsto l'ingresso di 3.500 unità, di cui la metà nuove assunzioni e l'altra metà stabilizzazioni di precari (peraltro sono già iniziate le procedure concorsuali). Dobbiamo ricordare da dove siamo partiti, vale a dire un disavanzo che nel 2007 era di 2 miliardi, giunto a 838 milioni nel 2013, anno in cui ci siamo insediati: a un livello di spesa così alto non corrispondevano livelli di cura e assistenza adeguati. Viene quindi approvato nel 2007 il Piano di risanamento e con il successivo commissariamento è iniziato il percorso per sistemare i conti.

Un percorso sì lento ma costante che ci ha portato lo scorso marzo, per la prima volta in 10 anni, a un risultato netto: il margine operativo (la differenza tra ricavi e costi al netto delle partite finanziarie) è stato di +137 milioni sullo stesso mese del 2016. Per il secondo anno di seguito, poi, il disavanzo è stato determinato sotto al 5% ma appunto il margine operativo positivo determina un equilibrio di bilancio. Oggi il Consiglio dei ministri ha certificato l'azzeramento sostanziale del disavanzo.

Quello da mettere in evidenza è che questi numeri maturano in una fase di ricostruzione della sanità del Lazio visto che il miglioramento dei conti non è frutto di tagli o smantellamenti, ma di una profonda riorganizzazione che ha l'obiettivo di proseguire un controllo rigoroso della spesa e innalzare il livello di servizi ai cittadini. Il segno più evidente di questa nuova fase è certificato dall'aumento del punteggio sui Lea (Livelli essenziali di assistenza). Nel 2013 era di 152 punti, sotto il livello minimo fissato dallo Stato che è di 160. È aumentato il numero dei trapianti, dai 267 del 2014 ai 321 del 2016 (ultimo dato disponibile). Sono diminuiti di oltre 40mila unità gli accesi al Pronto soccorso dal 2014 al 2015 e il costo complessivo del personale è diminuito di oltre 366 milioni di euro nello stesso periodo, ma anche qui siamo in grado di votare pagina ridando certezze agli operatori. Inoltre, per la prima volta dal commissariamento, sono stati banditi concorsi per primari.

Per le liste d'attesa, invece, è intervenuto un decreto dello scorso aprile che prevede, tra i suoi punti fondamentali, la presa in carico del paziente nelle visite specialistiche, la chiusura vietata delle agende nel Recup, il blocco dell'intramoenia, esami entro dieci giorni dalla prenotazione per 8 visite ecografiche e 3 visite specialistiche (oculistica, dermatologica e cardiologica), sperimentazione di ambulatori aperti per visite in giornata. Il progetto messo è basato su alcuni passaggi.

Il primo riguarda la ''classe di priorità''. Il medico di famiglia dovrà indicare il grado di urgenza della prestazione: urgente (entro 72 ore), breve (10 giorni), differibile (30 giorni per le visite, 60 per le prestazioni strumentali), programmata (180 giorni). La classe di priorità riguarderà il paziente che accede per la prima volta a una prestazione. Qualora fosse già conosciuto perché, ad esempio, è un malato cronico, uscirà dallo studio con la data, l'ora e il nome della struttura che eseguirà l'esame (che resterà sempre la stessa anche i per futuri controlli).

L'attenzione è stata sempre alta anche verso il sistema sanitario viterbese. Ricordo solo, per fare un esempio, i 10 milioni e 693mila euro per investimenti sulla sanità della provincia di Viterbo, divisi tra i presidi ospedalieri di Belcolle, Civita Castellana, Ronciglione e la Cittadella della Salute di via Enrico Fermi. Si tratta di fondi previsti dall'applicazione della terza e ultima fase ex 20 della legge 67 del 1988 che andranno a finanziare vari interventi, tra cui il più importante è l'acquisto di una unità Pet per l'ospedale di Belcolle. Si tratta di acquisti e di interventi molto importanti, in qualche caso ineludibili, che dimostrano l'interesse della Regione verso la Tuscia. O, in tema di assunzioni, il decreto dello scorso 23 maggio, che prevede 29 assunzioni a tempo indeterminato alla Asl di Viterbo tra medici, infermieri e assistenti sociali.

Un doveroso e sentito ringraziamento va alla Giunta, al Presidente Zingaretti e a tutta la Cabina di regia sulla sanità che in questi ultimi anni ha lavorato davvero in maniera egregia.






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