ANNO 14 n° 117
Ritornerà mai l'Era del Cinghiale Bianco?
L’Italia saluta il grande artista, unico nella storia musicale, Franco Battiato
18/05/2021 - 11:44

Oggi Franco Battiato lascia il mondo fisico all’età di 76 anni, ma la sua musica rimarrà per sempre nei cuori degli italiani e nelle pagine della storia musicale italiana.

Nelle sue canzoni, lo spirito creativo si mescola con suoni originali e mai monotoni, contornati da una voce leggera che culla l’ascoltatore in un viaggio sensoriale a 360°.

Ascoltare Battiato, infatti, non è un semplice diletto limitato in un file audio, ma è un piacere che sfrutta l’udito per raggiungere il cuore dove l’ascoltatore si trova davanti ad un bivio: rimanere incantati dalla musica oppure farsi prendere la mano dallo stesso Battiato e, in compagnia delle sue parole, incominciare un viaggio delicatamente spirituale.

Il brano “L’era del cinghiale bianco”, per citarne soltanto uno dei più famosi dell’artista e presente nell’omonimo album, apparentemente rievoca un viaggio di stampo vacanziero.

In realtà il viaggio a cui allude Battiato è di tutt’altro tipo perché la figura del celebre Cinghiale Bianco ha significati religiosi e spirituali riferiti alla leggenda di San Pietro del Monte: Adelchi, un giovane principe appassionato di caccia, si reca alla ricerca del cinghiale bianco.

La ricerca di Adelchi diventa la sua ossessione tanto da ricordare il Capitano Achab e gli animali che inseguono sono entrambi mastodontici e feroci. Adelchi, accecato dalla bramosia di vittoria, si addentra in un bosco non curandosi che era calato il buio. La leggenda rimane vaga su che cosa succede in quella notte, ma Adelchi viene ritrovato da un eremita che lo soccorre spaventato da una visione o da un incontro avvenuto nella notte stessa. L’eremita gli spiega, e qui entra in gioco la metafora a cui alludeva Battiato, che il bosco era sacro in quanto si poteva percepire la presenza del Divino.

Come nelle canzoni di Battiato arte e cultura si mescolano, così la realtà si mescola alla leggenda: è possibile ammirare la chiesa nei boschi di Civate costruita dal padre di Adelchi, Re Desiderio, per ringraziare l’eremita di aver salvato suo figlio.

Il mito del Cinghiale Bianco, in aggiunta, non è solo una leggenda di stampo Cristiano, ma ha venature del folklore celtico e di quello alpino. Per i celti il cinghiale era simbolo di forza nonché figura divina, dal nome Moccus, che veniva venerata da druidi, cacciatori e guerrieri.

Nella leggenda si allude anche alla Caccia Selvaggia, tipica del folklore alpino, dove si miticizza la primordiale paura umana del buio: è pericoloso rimanere nei boschi dopo il calar del Sole perché, secondo questa leggenda, la terra viene solcata da un esercito di morti capitanati da figure demoniache.

Con i versi “ma spero che ritorni presto l’era del cinghiale bianco” Battiato allude al ritorno di un'epoca d’oro per la cultura celtica dove l’essere umano era volto alla cultura, alla devozione per la natura e soprattutto alla spiritualità.




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