ANNO 14 n° 118
Rapina al Mercatone Uno, patteggiano a 2 anni
I tre banditi arrestati finiscono davanti al giudice per le udienze preliminari
23/02/2017 - 02:01

VITERBO – Armati di pistola, rapinarono una gioielleria all’interno del centro commerciale Mercatone Uno di Monterosi, oggi patteggiano davanti al giudice per le udienze preliminari Savina Poli. Due anni e quattro mesi per F.C. e M.E., i due italiani coinvolti nel colpo e un anno e quattro mesi per E.I.C. l’unico di nazionalità rumena.

Un patteggiamento che arriva in fase di udienza preliminare circa tre anni dopo la rapina a mano armata. Era il 9 agosto del 2013, quando i malviventi, caschi e pistole in pugno, puntarono le armi contro i dipendenti della gioielleria per farsi consegnare l’incasso della giornata, circa 500 euro e monili dal valore di oltre 50 mila euro.

Un colpo da maestri, organizzato fino all’ultimo dettaglio, rovinato, però, dall’arrivo dei carabinieri, allertati dal sistema di allarme. I tre, alla vista dei militari, tentarono di darsi alla fuga a piedi. Pochi istanti dopo vennero ammanettati.

''Un’operazione riuscita alla perfezione’’ aveva commentato il tenente Umberto Filetto comandante del nucleo radiomobile di Civita Castellana, all’indomani degli arresti. In poco più di due minuti, i suoi uomini riuscirono, infatti, a isolare e neutralizzare i tre rapinatori, evitando così un possibile massacro. Le loro armi, una 38 special e una whalter di origine tedesca, avevano il colpo in canna.

''Erano pronti a sparare’’, aveva proseguito il tenente, sottolineando anche come i malviventi avessero pianificato tutto a tavolino: ‘’Prima di entrare in azione, i banditi avevano svolto almeno tre ricognizioni sul posto”. Studiando perfettamente tutte le possibili vie di fuga. “Dal Mercatone Uno di Monterosi, passando per la Cassia, avrebbero impiegato solo venti minuti per raggiungere il quartiere di Tor Bella Monaca, dove risiedono”, aveva spiegato.

Finiti in manette quello stesso 9 agosto, oggi arriva per tutti la condanna: una sentenza di patteggiamento che dispone anche la confisca delle armi ancora poste sotto sequestro e la loro distruzione presso il centro di artiglieria dell’esercito italiano.





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