ANNO 14 n° 117
''Ora programmiamo
una sanitą nuova''
Il consigliere regionale Enrico Panunzi (Pd) illustra i risultati ottenuti finora
20/04/2015 - 00:00

VITERBO - ''L'approvazione degli atti aziendali è solo l'ultima tappa di un processo iniziato tempo fa, che ha visto dapprima il via libera ai Piani operativi e poi al Piano sanitario regionale. E' stato così completato un processo che aspettavamo da anni e che ci può portare, nel 2016, all'uscita dal Piano di rientro sulla sanità''.

Enrico Panunzi, consigliere regionale Pd e presidente della sesta Commissione, parla a bocce ferme, dopo tre settimane dall'approvazione degli Atti aziendali che stanno ridisegnando la sanità nel Lazio. ''Siamo di fronte a un risultato eccezionale - prosegue - e questo per una serie di motivi''.

Quali sono i motivi?

''Si certifica innanzi tutto che per la prima volta dal 2007, anno d'inizio del Piano di rientro, il bilancio della sanità del Lazio si chiude con un disavanzo al di sotto del 5% rispetto al fondo sanitario regionale, una tendenza che va oltretutto migliorando. Per quanto riguarda la spesa del personale, inoltre, siamo a un risparmio medio del 5,2% rispetto al 2004 a fronte di un obiettivo assegnato eell’1,4%. E’ di questi giorni, infine, la notizia che il deficit storico degli ospedali romani è più che dimezzato dall’inizio del Piano di rientro. Prima era di un 1 miliardo e 400 milioni, ora di 630 milioni''.

Quali risultati concreti hanno già prodotto questi fattori?''

''Ne cito solo uno, lo sblocco di 740 milioni di euro a favore della nostra Regione da parte del Tavolo tecnico interministeriale: ciò significa che due ministeri, quello delle Finanze e quello della Salute, hanno preso atto del lavoro che abbiamo svolto. Si tratta di 500 milioni relativi a fondi trattenuti per inadempienze nel 2011 e nel 2012 e di 240 milioni di extragettito 2014''.

Sì, ma quali riflessi avrà tutto ciò nella vita del cittadino utente? Non è che questi soldi serviranno a colmare altre lacune o, peggio, ad istituire primariati?

''Esattamente il contrario, visto che negli atti aziendali sono previsti tagli alle unità operative complesse, i primariati appunto. Ne spariranno ben 684. C'è un taglio dei posti a letto a Roma e un riequilibro verso le altre province, compresa quella di Viterbo. Tutte queste economie e soprattutto l'uscita dal Piano di rientro porteranno gradualmente allo sblocco del turn over, dando una risposta ad un problema endemico e vecchissimo come quello dei precari. Ma. ancora di più, aumenteranno le risorse per l'offerta sanitaria regionale''.

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin pochi giorni fa affermato che la sanità del Lazio offre non sempre servizi ottimali. Che ne pensa?

''Nessuno fa miracoli, stiamo uscendo da una situazione che si protrae da 8 anni ed è chiaro che un po' soffriamo. Il ministro ha ragione, ma non si può pensare di dimezzare il deficit senza toccare i servizi. E’ però arrivato il tempo di uscire dal Piano di rientro e programmare una sanità nuova''.

Quando è prevista l’uscita dal Piano di rientro?

''Il 2016, è questo l'obiettivo: gli esami a cui è sottoposta la Regione sono tutti positivi e c'è l'avallo dei due ministeri. In sostanza stiamo arrivando a quella sanità disegnata dalla giunta Zingaretti, che prevede ad esempio l'istituzione delle cosiddette case della salute, strutture di assistenza infermieristica per malati meno gravi, con costi quattro volte inferiori''.

Nel Viterbese cosa succederà?

''Intanto è stato approvato l'atto aziendale, e non è poca cosa: ora c'è da lavorare affinché diventi operativo''.

E per quanto riguarda la carenza di personale cosa accadrà?

''Intanto è pronto il decreto per la stabilizzazione del personale precario in sanità e la proroga dei contratti in essere. E questa è già una conquista davvero importante''.

E' ancora valido il progetto di un'area vasta sanitaria per il nord del Lazio?

''Si, si tratta di un processo in divenire che va avanti per step e che nei fatti comincerà già con l'integrazione sulle emergenze, visto che ci sarà un’unica centrale operativa. Tutto questo, appunto, nell'ambito di quell'integrazione tra territori che dovrebbe portare a un Dea di II livello''.

 Vale a dire?

''Una struttura che sia capace di decongestionare i percorsi emergenziiali su Roma con prestazioni specialistiche all'avanguardia, che oggi sono carenti. Prima di tutto ciò però è necessario mettere risorse finanziarie e per il personale in modo da arrivare a un risultato come questo''.  






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