ANNO 14 n° 118
''Non doveva avere amici, era solo una puttana''
Testimonianza choc di una madre, ''mia figlia non era padrona della sua vita''
08/03/2017 - 02:00

VITERBO – Continue minacce ed insulti dal compagno per i più diversi motivi. Perché andava a lavorare, perché si faceva una passeggiata o più banalmente perché il sugo che preparava per pranzo ''troppo frettolosamente, faceva schifo. Ché mica si può fare in dieci minuti. Il sugo deve bollire per tre ore, zoccola!’’. A riferire in aula la drammatica situazione vissuta per anni dalla figlia, è la madre 66enne della donna, oggi parte civile nel processo a carico del compagno, ex attivista politico all’interno dei nuclei armati proletari. Su di lui le accuse di violenza sessuale, minacce, lesioni personali, ingiurie e stalking.

''Si sono messi insieme che mia figlia era poco più che 20enne, con un bambino piccolo da crescere. Non abbiamo mai visto di buon occhio quest’uomo, non ci dava fiducia. Non lavorava e l’ha portata a vivere in mezzo ad un campo dentro una roulotte – ha spiegato la 66enne – non voleva nemmeno che io e mio marito li andassimo a trovare. Una volta si è avvicinato a noi con un coltello in mano, dicendo che ci avrebbe ammazzato se non ce ne fossimo andati.’’.

Innumerevoli episodi, che, negli anni spingono la giovane ad andarsene di casa e a denunciare, infine, il comportamento del compagno. ''La faceva controllare di continuo – ha proseguito la donna – anche nel bar che mia figlia gestiva aveva fatto installare delle telecamere: voleva sapere sempre cosa facesse e come si comportasse. Aveva la costante paura che andasse con altri uomini. Ecco perché la apostrofava in continuazione come una zoccola o un puttana.’’.

Una relazione che diventa quasi un’ossessione: ''Anche oggi che mia figlia se ne è andata di casa, ci segue con la macchina e ci pedina. Vuole sapere cosa facciamo e con chi stiamo. Non viviamo più sereni da anni. L’appartamento di quest’uomo è attaccato al mio – ha sottolineato la donna – e mia figlia non può più venire a trovarmi perché quello ‘’è il suo territorio’’ e non le è permesso di avvicinarsi’’.

L’episodio clou il 21 marzo del 2013. Quando dopo l’ennesima discussione, l’uomo avrebbe schiaffeggiato la compagna: ''Mia figlia è corsa da me alla ricerca di aiuto – ha concluso la madre – la mattina dopo quando è tornata a casa per prendere alcuni vestiti puliti, ha trovato la serratura cambiata. L’aveva lasciata senza nemmeno un paio di mutande. Ha dovuto ricomprare da capo tutti i vestiti.’’.






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