ANNO 14 n° 117
Nel 2016 a Viterbo
la Tari costa di pił
Pił 5,3% rispetto al 2015 secondo il rapporto di Cittadinanzattiva
27/11/2016 - 04:51

VITERBO – Nel 2016 i viterbesi hanno pagato il 5,3% in più di media per lo smaltimento dei rifiuti rispetto al 2015. A tanto, infatti, ammonta l’aumento della Tari nel capoluogo della Tuscia, secondo quanto emerso dal rapporto annuale dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che, per il nono anno consecutivo, ha realizzato un’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia italiani. Il documento ha preso come riferimento nel 2016 una famiglia tipo composta da 3 persone, con un reddito lordo complessivo di 44200 euro ed una casa di proprietà di 100 metri quadri.

A Viterbo, dunque, l’aumento è del 5,3% rispetto all’anno precedente, con il passaggio da 210 euro di media del 2015 a 221 euro del 2016. Ma la tendenza ai rialzi riguarda in generale tutto il Lazio, dove il segno più rispetto al 2015 è pari al 4,6%, con il passaggio da 316 euro a 330 euro. Gli aumenti più significativi si registrano a Latina con un +11% (da 299 a 332 euro), seguita da Frosinone con un +10,4% (da 348 a 384 euro). Al terzo posto c’è Viterbo col suo +5,3, ma le tariffe medie sono comunque le più basse del Lazio. A Roma il dato migliore, con un -1,8% (da 396 euro a 389), mentre a Rieti non si registrano variazioni (restano i 325 euro del 2015).

Per quanto riguarda la raccolta differenziata, si registra anche nel Lazio il sostanziale trend di crescita che riguarda tutta Italia. Sempre rispetto al 2015, il rapporto dell’Osservatorio colloca Viterbo al 33,7%, seconda solo a Roma, che riporta un 41,2%. Seguono Latina (31,6%), Rieti (21,1%) e Frosinone (18,1%). Nel 2015, inoltre, Viterbo ha prodotto pro capite una media di 415 kg/abitanti di rifiuti urbani: è il dato più basso del Lazio, dato che Roma guida la classifica 594 kg/ab, seguita da Frosinone (576 kg/ab), da Latina (537 kg/ab) e da Rieti (480 kg/ab).

In ambito nazionale, secondo i dati di Cittadinanzattiva, resta più o meno stabile il dato sulla tassa sui rifiuti: nel corso del 2016 una famiglia media italiana ha pagato 297 euro (contro i 296 del 2015). La Campania è la regione più cara (427 euro annui), il Trentino Alto Adige quella più economica (193 euro). L’incremento maggiore invece in Molise (+10,9%), in particolare a Isernia dove la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti è salita a 202 euro rispetto ai 156 del 2015 (29,4%).

Confrontando i singoli capoluoghi di provincia, Belluno si rileva la città più economica (149 euro all’anno), mentre Reggio Calabria è quella dove la Tari costa di più (579 euro).

Crescono contestualmente anche i livelli di raccolta differenziata: nel 2014 (ultimo anno disponibile) secondo l’Ispra il dato nazionale è del 45,2% (+2,9% rispetto al 2013), mentre diminuisce del 6% lo smaltimento in discarica che nel 2014 si attesta al 31%.

Anche in questo ambito, però le differenze territoriali secondo Cittadinanzattiva sono notevoli: nelle regioni del Sud viene differenziato meno di un terzo dei rifiuti (31%), al Centro si arriva al 40,8% e al Nord al 56,7%. Regioni virtuose nello smaltimento sono il Veneto e il Trentino Alto Adige, che differenziano circa il 67% dei rifiuti prodotti. Maglia nera invece alla Sicilia dove la raccolta differenziata è ferma al 12,5% (addirittura in diminuzione dello 0,8% rispetto al 2013); segue la Calabria con solo il 18,6%, ma con un positivo incremento del +3,8%.






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