ANNO 14 n° 118
Natale in casa
per i viterbesi
Spesi 2,5 miliardi di euro per cibi e bevande. Cresce la spesa media
25/12/2012 - 04:00

VITERBO – Valgono 2,5 miliardi di euro i cibi e le bevande consumati a tavola tra il cenone della vigilia e il pranzo di Natale che nove italiani su dieci (92 per cento) hanno deciso di trascorrere a casa con parenti o amici, spendendo un 10% in più dello scorso anno. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti e dalla consueta indagine della Confesercenti, che rispecchia anche quanto già rilevato nella provincia di Viterbo, in occasione del focus effettuato dall’osservatorio commercio e turismo provinciale e regionale su consumi, abitudini e tradizioni per le festività.

Secondo Confesercenti, infatti, gli italiani si dimostrano attenti alla tradizione e – complice la crisi – hanno continuato a interpretarela cena della Vigilia come un evento domestico da passare attorno al tavolo con i parenti o con gli amici e da celebrare soprattutto dal punto di vista gastronomico, spendendo a tavola un po’ di più degli scorsi anni: è la prima inversione di tendenza dal 2009.

Natale, aumentano gli italiani che lo passano a casa. Ma anche chi non festeggia

Quasi tutti gli italiani passeranno il Natale nel calore di un focolare: un’intenzione segnalata addirittura dal 94% degli intervistati, il 3% in più rispetto allo scorso anno. Contestualmente, aumentano anche gli italiani che decidono di non festeggiare: quest’anno sono il 3%, il triplo del 2011.

Diminuisce, invece, chi ha deciso di passare Vigilia o Pranzo di Natale al ristorante, riducendosi a una pattuglia di intervistati, appena la metà dello scorso anno. Si dimezza anche la quota di chi andrà in vacanza in Italia. Scompaiono, invece, gli italiani in viaggio all’estero. In calo anche chi passerà le feste al lavoro: dal 2% del 2011 all’1% di quest’anno.

La festa è a tavola: cresce la spesa media (+10%)

A tavola quest’anno gli italiani hanno speso per il menu natalizio il 10% in più rispetto al 2011, per una media di 97 euro a testa. In particolare, si assiste a una diminuzione consistente – per la prima volta dal 2009 - della quota di italiani indirizzati verso una scelta low-cost, con spesa contenuta entro i 75 euro: erano il 57% nel 2011, sono il 51% ora. In ascesa anche i supermenu da oltre 250 euro, scelti quest’anno dal 3% degli italiani, contro l’1% del 2011.

I menu: più qualità, meno quantità

Gli italiani, dunque, tornano a mangiare a casa. Ma questo non vuol dire che la cena della Vigilia e il pranzo di Natale siano come quelli di una volta. “Innanzitutto nella quantità delle portate: che quest’anno sono di meno, ma più elaborate - spiega Gian Paolo Angelotti, presidente di Fiesa, la federazione della Confesercenti del settore alimentare -. Invece di due primi, molti clienti hanno optato per un solo piatto, di solito in linea con la tradizione locale”.

Confermato l’antipasto a base di pesce o di carni, dai gamberetti alle animelle, mentre calano i fritti. In più, quest’anno si assiste al ritorno alla ribalta dei risotti e cappelletti in brodo. Riscuote un buon successo anche l’arrosto farcito arrotolato. Vanno bene anche fagiani, gallinelle e tacchini ripieni, purché di qualità. Stabile la vendita di salmone, la cui clientela di riferimento rimane – come gli scorsi anni – quella che può spendere un po’ di più. Molto diffusi anche conigli disossati e ripieni e i piatti freddi, come il cinghiale con uvetta al piatto ricoperto di verdure e la ratatouille. Bassa la richiesta di agnello, che comunque non è mai stato il piatto forte del Natale

“I viterbesi oltre a non rinunciare alla tradizione, hanno preferito puntare decisamente alla qualità con acquisti alimentari all’insegna dei prodotti tipici locali, che fanno registrare un aumento di circa il 3%” dichiara Vincenzo Peparello, presidente di Confesercenti, che poi lancia un appello: “Acquistate, anche nelle prossime occasioni e date sempre priorità alle nostre eccellenze agroalimentari, così facendo non solo delizierete i vostri palati ma contribuirete all’economia del nostro territorio delle nostre imprese e famiglie”.






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