VITERBO - Il montaggio anticipato della Macchina di Santa Rosa al 9 luglio ha segnato un punto di svolta per la tradizione della città. Un’operazione non solo simbolica – legata all’anno giubilare – ma anche complessa dal punto di vista tecnico. A guidare i lavori è stata la famiglia Fiorillo, e per l’occasione, ai microfoni di Viterbonews24, c'è Mirko Fiorillo, da anni punto di riferimento per l’allestimento della Macchina. Con lui abbiamo ripercorso le scelte, le sfide e le sensazioni vissute da chi, la macchina, la crea.
Il montaggio anticipato al 9 luglio ha cambiato le vostre abitudini operative. Ci sono stati dei cambiamenti a livello organizzativo?
“Abbiamo dovuto rivedere tutta la nostra tabella di marcia. È stato un cambio non da poco. Anche se, da viterbese, ammetto che all’inizio ho storto un po’ il naso, ho poi visto tanti viterbesi e turisti fermarsi a guardarla, commuoversi, pregare. Qualcuno si è inginocchiato, altri recitavano il Padre Nostro. È stata una sorpresa positiva, soprattutto per chi non può esserci il 3 settembre: almeno può vivere parte di quella magia'.
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Come è nata la decisione di anticipare il montaggio? È stata una proposta vostra o dell’amministrazione comunale?
“La proposta è partita dall’amministrazione, anche per legarsi al giorno della nascita della Santa. Non si parla di mesi prima, ma di un mese e mezzo: una misura contenuta. Poi la scelta è stata condivisa con noi, il Sodalizio e l’ideatore. È stato un passaggio armonico, ben accolto da tutte le parti'.
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Da un punto di vista tecnico, quali modifiche avete dovuto adottare per garantire la sicurezza di una macchina esposta così a lungo?
“La Macchina è la stessa, ma le misure sono state proporzionate al tempo che dovrà rimanere a San Sisto: abbiamo aggiunto 50 quintali di zavorre nella parte bassa più esposta al vento. In alto abbiamo installato dei teli che riducono l’effetto vela, molto fastidioso negli anni passati. È chiaro che, se arriva una ‘burriana’ (una forte raffica), si può solo sperare non faccia danni. Ma saremmo pronti, nell’evenienza'.
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In questi 50 giorni, com’è cambiato il vostro lavoro quotidiano?
“Il cantiere è vigilato h24. Spesso il nostro personale spiega ai turisti come funziona la macchina, ma soprattutto controlla che nessuno si faccia male. Dopo piogge o vento, diamo sempre un’occhiata a impalcatura, imbullonature, e soprattutto all’impianto elettrico. Gli ultimi giorni, poi, ci sarà una revisione ferrea, come sempre'.
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Il pubblico potrà avvicinarsi fino a due metri dalla base della Macchina: è una novità. Come l’avete gestita?
“È un’operazione importante, anche se il cantiere rimane attivo. È un modo per far vivere da vicino a chi non poterà esserci il 3 settembre l’imponenza della macchina, farla sentire più vicina, letteralmente. E penso che, anche se la festa è e resta il 3 settembre, questa esposizione anticipata non ne snatura l’essenza. Anzi, la fa conoscere a chi magari è all’estero e non potrà esserci'.
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Che effetto le ha fatto vedere Dies Natalis montata già a luglio?
“Un po’ straniante, lo ammetto. Ma anche bello. Stare sotto la Macchina a luglio, all’ombra del campanile, mi dà un senso di protezione. Sembra quasi che ci custodisca, già da ora'.