ANNO 14 n° 117
''Mi chiamano Casamonica, ma non lo sono. Siamo solo vicini di casa''
Accusato di estorsione e usura il boss Di Guglielmo si difende in aula
17/04/2019 - 00:35

VITERBO – (b.b.) Secondo la Procura avrebbe tentato di mettere in piedi un verso e proprio giro di racket e usura nella Tuscia assieme al figlio Sabatino e ai due viterbese Raffaele Polleggioni e Adolfo Perazzoni, ma Consiglio Di Gugliemo, alias Claudio Casamonica, è pronto a difendersi in aula. E lo fa nel corso di un esame di fronte al collegio durato poco più di mezz’ora.

‘’Tutti continuano a volermi etichettare come un Casamonica, ma io sono solo Consiglio di Guglielmo, un piccolo imprenditore che si da da fare per vivere e lavorare. Non sono un boss, non sono un pregiudicato, non sono uno del clan Casamonica, abito solo vicino a loro’’.

Imputato assieme al figlio e ad altri due viterbesi, il 65enne deve rispondere di estorsione e usura: secondo quanto ricostruito, tra il 2007 e il 2009, nella Tuscia avrebbe tentato di dare vita ad un’organizzazione specializzata nel racket. Un tentativo stroncato però sul nascere.

''Non ho mai chiesto soldi a nessuno – ha specificato ieri mattina dal banco dei testimoni –chiunque avesse un debito con me, ce lo aveva perché prima c’erano stati dei rapporti: ho venduto delle auto che non mi sono state pagate, ho fatto fare dei lavori nel mio ristorante malriusciti per cui ho chiesto un risarcimento. Ma non ho mai chiesto soldi a nessuno senza motivo''.

A costituirsi parte civile un giovane imprenditore della provincia, Yuri Cortellesi, cognato dell’imputato Collegioni. Secondo la versione raccontata ai carabinieri, il 40enne avrebbe ricevuto minacce di morte da parte del boss Casamonica dopo l’acquisto a rate di una macchina dal piccolo concessionario di proprietà dell’imputato. ''Il primo assegno era scoperto e ha minacciato di ucciderlo'' aveva spiegato in aula il cugino della vittima.

Si tornerà in aula a metà settembre per ascoltare gli ultimi due testimoni della difesa, poi a dieci anni dall’inchiesta arriverà la sentenza.






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