ANNO 14 n° 117
''Marocchinate dimenticate nelle agghiaccianti voragini della burocrazia''
L'ex senatore Signorelli: ''8 marzo occasione per ricordare queste donne''
07/03/2016 - 09:26

VITERBO - Dall'ex senatore Ferdinando Signorelli, presidente onorario dell'associazione nazionale ''Vittime delle marocchinate'', riceviamo e pubblichiamo.

Manca tuttora nel grande libro della nostra memoria storica collettiva, la pagina veritiera riguardante la dolorosa vicenda delle 60mila donne italiane definite le ''marocchinate''. Un brutto termine usato per indicare quelle vittime che, durante la seconda Guerra Mondiale, in Italia subirono la violenza degli stupri da parte delle truppe marocchine del contingente francese della V Armata Americana.

Fatti questi che si susseguirono ed accompagnarono la loro avanzata, dallo sfondamento del fronte di guerra di Cassino nel Maggio 1944, sino ai territori del Lazio, del Grossetano, del Senese. E' stata richiesta l'istituzione della memoria delle ''marocchinate'' e la locuzione di ''crimine contro l'umanità'' senza alcun risultato. Come pure sono stati interessati i vari governi per conoscere la sorte toccata alle 60mila pratiche presentate dalle donne violentate per l'accertamento finalizzato al loro riconoscimento di vittime civili di guerra, ma senza nessun apprezzabile riscontro da parte della burocrazia, nelle cui agghiaccianti voragini si sono lasciate spegnere le speranze di un riscatto.

E' ormai impensabile oggi ogni possibile ripristino di questo iter, che avrebbe effetto su un numero inconsistente di soggetti sopravvissuti. In mancanza ed in attesa di un atto formale che ponga quegli eventi nelle loro giusta collocazione storica, come avvenuto per le vittime delle foibe, riteniamo, ancora una volta, che l'ormai prossima celebrazione internazionale per la donna possa rappresentare l'occasione di stimolo, di solidarietà e di memoria nei confronti della vergognosa inerzia dello Stato Italiano, che non si comporta come Patria Comune.

Alleghiamo una scheda dei fatti che accaddero, sotto gli occhi dei comandi alleati, nei primi giorni ed i quali si trasformarono nella ''festa tribale'' dei ''Goumiers'' marocchini, come erano denominati quei militari.

Nei giorni che seguirono la caduta di Esperia, avvenuta il 17 Maggio 1943, 7mila ''Goumiers'' devastarono, rubarono, razziarono, uccisero e violentarono circa 3500 donne, di età compresa tra gli 8 e gli 85 anni. Vennero sodomizzati circa 800 uomini, tra cui alcuni ragazzi ed anche un sacerdote, don Alberto Terrilli, parroco di Santa Maria di Esperia, che morì due giorni dopo a causa delle sevizie.

Molti uomini che tentarono di proteggere le loro donne vennero impalati. In una relazione degli anni '50 si legge che ''su 2mila donne oltraggiate, il 20% fu riscontrato affetto da sifilide, il 90% da blenorragia; molti i figli nati dalle unioni forzose. Il 40% degli uomini risultarono contagiati dalle mogli. Senza contare la distruzione dell'80% dei fabbricati, la sottrazione di gioielli, abiti, denaro e del 90% del bestiame''.

Queste truppe furono fatte sfilare, come ''marcia premiale'' il 4 giugno 1944 in via dei Fori Imperiali a Roma!

Il presidente onorario dell'associazione nazionale Vittime delle marocchinate, senatore Ferdinando Signorelli






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