ANNO 14 n° 117
Marco, licenziato perché ''scomodo''
Insulti e ore extra non pagate, la storia di un ventenne diventa un caso
07/10/2017 - 07:26

di Antimo Verde

VITERBO - Sarebbe stato licenziato perché non ha accettato di chinare la testa davanti alle presunte violazioni del suo contratto di lavoro. Licenziato per aver chiesto alla sede centrale della sua azienda di parlare con il responsabile del personale. Succede in Italia nel 2017, succede qui nella Tuscia. La storia di ''Marco'', nome di fantasia, un ragazzo ventenne che abita in un paesino a pochi chilometri del capoluogo, ha fatto in questi giorni il giro della rete. A raccontarla, su Facebook, è stato F. Il suo post, nel giro di 24 ore, ha raccolto centinaia di commenti e condivisioni, suscitando l'indignazione e la solidarietà di molti. Uno storia che è uno spaccato sulla situazione lavorativa dei giovani nel nostro Paese. Qui il testo integrale.

''Vi racconto questa storia. Dedicategli cinque minuti, ve lo chiedo come favore personale, lasciate un like e cortesemente, se ve la sentite, condividete. Non ho mai chiesto Like ma questa volta è davvero importante. Grazie mille amici miei''.

''La storia - inizia - parla di un ragazzo, per comodità lo chiameremo Marco, in cerca di lavoro. Marco ha 20 anni e ha avuto già 2 contratti lavorativi, uno era quello del Servizio Civile, sulle 400 euro al mese (poco più o poco meno) e l'altro è stato un contratto di ''apprendistato'' pagato un po' più del Servizio Civile''.

''Arriva per Marco la grande opportunità - continua -, nel suo paesino di provincia apre un supermercato e cercano personale, viene assunto e, mentre molti dei suoi colleghi vengono messi ''a contratto'', a lui viene proposta Garanzia Giovani; Marco però si ripete che è una grande opportunità e che dopo questi mesi a 30 ore settimanali per pochi spicci al giorno arriverà il tanto sospirato contratto ad una paga piena''.

''Durante i sei mesi di Garanzia Giovani - prosegue F. -, non si sa per chi è la garanzia, le ore settimanali che gli fanno fare non sono 30 ma sono dalle 40 alle 45, e ricordate bene che le ore fuori contratto non vengono né segnate né retribuite perché giustamente Marco è giovane e deve fare la gavetta. Di solito i suoi turni finiscono alle 13 ma a casa prima delle 15.30 era difficile vederlo ma ''Marco non mollare'' è quello che si dice tra sé e sé. I colleghi sono opportunisti, giustamente è una lotta, pesce grande mangia pesce piccolo, e i torti nei suoi confronti si sprecano; ma questo è il mondo del lavoro per noi giovani, quindi si tira avanti''.

''Le litigate negli orari di lavoro - aggiunge - sono all'ordine del giorno e gli insulti, anche personali, non si fanno mai mancare. Settembre. Arriva il contratto. 40 ore settimanali. Retribuite! Capite bene che sentire la parola ''retribuite'' da chi prende pochi euro al giorno è una gioia! Durante il mese di settembre le liti continuano e toccano il punto più alto intorno al 20 del mese. Marco litiga con la vice del suo negozio, lite numero venti più o meno, e lei minaccia di fargli una lettera di richiamo''.

''A questo punto - spiega F. - Marco fa valere i suoi diritti e chiama alla sede centrale del negozio in cui lavora per chiedere un appuntamento al responsabile del personale. Il responsabile gli dice che verrà contattato nei prossimi tre giorni. Passano 4 giorni e Marco non viene contattato, si decide quindi a chiamare nuovamente in sede per l'appuntamento. L'appuntamento non viene fissato ma gli viene detto che avverrà. Il giorno seguente al lavoro il Capo negozio gli dice che non si deve più permettere di chiamare in sede per parlare con la responsabile del personale. A Marco viene comunicato che il giorno xxx del mese di ottobre il responsabile del personale si recherà nel suo paesino di provincia per parlare con lui''.

''Il giorno xxx il Capo negozio chiama Marco in ufficio per parlare del suo caso e - conclude amaramente - gli viene presentata la lettera di licenziamento''.






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