ANNO 14 n° 117
Lettera 22
''Mascherina ti conosco''
di Pina Palozzi
28/02/2020 - 05:00

a cura di Giuseppina Palozzi, psicologa e psicoterapeuta

“Il problema non è il problema.

Il problema è il tuo atteggiamento riguardo al problema.

Comprendi?”

(“Pirati dei Caraibi-La maledizione del forziere fantasma”)

Un inaffidabile spericolato Jack Sparrow, come tutti quelli che si guadagnano l’etichetta di “folle”, fa cadere il velo di una spiazzante verità.

Ma cos’è la follia?

La maggior parte dei dizionari la definisce come uno stato di alienazione mentale associato alla perdita di ogni capacità di giudizio.

Ma, al pari del Capitano magistralmente interpretato da Jhonny Depp, il folle ci mostra ciò che non vogliamo vedere: la caricatura di noi stessi.

Cosa ci sta dicendo un uomo che decide di morire su un razzo per voler dimostrare che la terra è piatta?

E pensare che c’è chi alla Nasa ha dedicato dedizione e calcoli, permettendo al mondo di fare un incredibile balzo in avanti nella conoscenza e nel rispetto, del colore della pelle e dei cromosomi.

Si, perché fu una donna afroamericana a calcolare la traiettoria dell’Apollo 11.

Probabilmente che non ci fidiamo più.

Abbiamo un talmente vasto accesso a qualsiasi sorgente di informazione e ne siamo così minuziosamente raggiunti che ciò che sentiamo è tutto e il contrario di tutto.

E allora diventiamo solo sponda per nuove traiettorie di informazioni, senza fermarci a pensare.

A riflettere.

A sentire.

Questa è quella che chiamano “infodemia” ed ha una percentuale di mortalità delle coscienze molto più elevata, soprattutto in una comunità dove la percezione del rischio si associa alla lotta per la sopravvivenza.

Una lotta spietata, dove l’Altro è nemico.

Sia un anziano di origini cinesi che, diversamente da chi ama la Musica, ha avuto la fortuna di incontrare Francesco Facchinetti sulla sua strada mentre veniva deriso e picchiato da ragazzini oppure un bambino cui cola il naso sul treno dopo esserselo gelato mentre ammirava con la mamma le pompose maschere di Venezia.

L’assordante vissuto di esclusione dell’Italia dall’esterno e al suo interno ci mostra qualcosa di così semplice da essere inavvertita: la paura del contatto.

E sono da folli pure le parole che il gruppo grida al bar al ragazzo cinese prima di aggredirlo: “Tu sei il virus!”.

Si, è vero. Partendo però dalla definizione scientifica di virus come una delle più grandi riserve di diversità genetica.

Centrale per l’evoluzione.

Incontro-Scambio-Crescita.

Le mani pulite che Pertini diceva necessarie per la politica, lo siano per l’igiene rispettosa del convivere al di là di ogni emergenza e lo siano nel trattare il pianeta con impegno.

Perché se abbiamo così paura della circolazione di virus e non ne capiamo il nesso con le temperature così elevate, forse bisognerebbe fiondarsi nelle librerie a farci cultura piuttosto che nutrirsi di chiacchiere e di statistiche senza farci un pensiero sopra, che poi finisce come Trilussa: “seconno le statistiche d’adesso risurta che te tocca un pollo all’anno: e se nun entra nelle spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perché c’è un antro che ne magna due” .

Quest’anno abbiamo un giorno in più, investiamolo nell’Esserci piuttosto che nel difenderci.

O raggiungiamo l’obiettivo insieme o non ce la faremo mai.

(“Il diritto di contare”, 2016)






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