ANNO 14 n° 115
Spending Review: le Province affilano le armi
Spunta l’ipotesi dell’incostituzionalità del decreto emanato il 20 luglio scorso
07/09/2012 - 04:00

VITERBO – Dovrebbe svolgersi entro settembre – così, almeno, avevano annunciato nel mese di agosto Marcello Meroi, presidente della Provincia di Viterbo, e i colleghi Fabio Melilli (Rieti), ed Armando Cusani (Latina) – la convention di tutti gli enti locali laziali per pianificare l’offensiva contro il decreto ammazza province.

La resistenza, finora passiva, per far naufragare il decreto sulla spending review emanato dal Governo Monti il 20 luglio scorso, entra nel vivo. Tanto che il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani insieme al presidente della Provincia Antonello Iannarilli hanno tutta l’intenzione di impugnare la delibera del Consiglio dei ministri.

Il ricorso, in particolare, è teso ad ottenere che il Tar sollevi dinanzi alla Corte Costituzionale la violazione dell’articolo 133 della Costituzione. Che recita: “Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Provincie nell'ambito d'una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione. La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni”.

Per i presidenti delle province laziali, dunque, “il provvedimento è anticostituzionale e va fermato subito”. Ma c’è anche un altro cavillo che Frosinone intende inserire nel ricorso: l’articolo 17 della spending review, secondo cui le province che alla data del 20 luglio scorso non avevano i requisiti fissati dal Consiglio dei ministri, non possono acquistarli annettendo Comuni di altre province. Semplifichiamo: Latina non può salvarsi accorpandosi a Frosinone, non avendo alla data del 10 luglio i requisiti minimi dimensionali fissati dal Consiglio dei ministri. La Provincia di Frosinone, invece, avendo già i requisiti, è salva. La questione della scelta di un nuovo capoluogo (con il criterio della città più popolosa) si pone solo per le province che debbono essere accorpate in quanto prive dei requisiti minimi. Secondo tale interpretazione è il caso, nel Lazio, di Rieti e Viterbo: le due province, entrambe prive dei requisiti imposti dal Consiglio dei ministri, debbono essere accorpate ed il capoluogo della nuova provincia sarà la città già capoluogo con il numero maggiore di abitanti.

Nel frattempo, però, da Città Nuove arriva un appello per la creazione della Provincia dell’Etruria. Il movimento invita inoltre a sgomberare il campo da posizioni “frutto di calcoli politico-elettorali” e a formare un comitato intercomunale trasversale per la formazione della nuova Provincia del Lazio Nord. “Il percorso verso il riassetto istituzionale del territorio non può addormentarsi – sostiene Città Nuove – soprattutto davanti ad ipotesi di vere e proprie annessioni alla Città Metropolitana di Roma. In questa fase è fondamentale che il fronte di coloro che guardano con interesse e preoccupazione allo sviluppo del nostro territorio, si ricompatti e inizi a lavorare alla ridefinizione non solo geografica ma anche culturale ed economica di un'area più vasta ed omogenea. L'obiettivo dovrà essere il raggiungimento di un coordinamento con l'intero territorio interessato dalla riforma introdotta brutalmente dal Governo, per studiare le opportunità che

potrebbero nascere con l'istituzione di quella che è già stata definita la ‘Provincia dell'Etruria’. Pensiamo alle imposte che sarebbero inferiori, come i prezzi di alcune tariffe e di determinati servizi, primo fra tutti l'Rc Auto, che incidono invece ben più pesantemente sui cittadini di Roma. Ma pensiamo anche alla gestione più attenta al territorio che si avrebbe su temi quali i rifiuti e il servizio idrico, che sono da mesi al centro del dibattito politico a Civitavecchia, Viterbo, Allumiere, Tolfa e Campagnano. Quello che serve è dunque un dibattito vero, argomentato non per collocazione politica ma su quello che una scelta o l'altra significheranno per i cittadini. Dal canto nostro - conclude Città Nuove - attiveremo al più presto i nostri referenti politici nei Comuni interessati per far sì che l'azione del Comitato sia capillare ed efficace'.






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