ANNO 14 n° 117
''Le donne? Sono
tutte delle puttane,
io le ammazzerei
a mani nude''
22/12/2016 - 02:01

VITERBO – Non ci sarebbe bisogno di fucili o coltelli. Né di alcun tipo di arma, perché ''per uccidere le donne, ché tanto sono tutte troie, bastano le mani''. Queste le choccanti frasi che R.M. avrebbe rivolto alla moglie nel corso degli anni: parole cariche di disprezzo e di odio, una violenza verbale preludio di violenza fisica. Che però la donna avrebbe sempre saputo evitare. ''Non gli ho mai permesso di mettermi le mani addosso, quando vedevo che la situazione diventava critica o me ne andavo, oppure cercavo di calmarlo. Ma era difficile: tornava a casa spesso ubriaco, era intrattabile. E se la prendeva con me per tutto. Mi accusava di tradirlo, di non andare realmente a lavoro, ma di incontrarmi di nascosto con l’amante''.

Quando in realtà, secondo la ricostruzione della donna, oggi parte civile nel processo a carico dell’ex marito per minacce e maltrattamenti in famiglia, sarebbe stato proprio lui ad avere rapporti extraconiugali. ''Tutte le sere, dopo cena, si metteva al telefono, chiamava tutti quelli che conosceva: davanti a me e ai nostri figli, a voce alta, si faceva grande delle decine di storie che aveva, di come riuscisse a 'scopare in giro, perché tanto se aspettava me...'. Mi umiliava, mi dava della troia e minacciava di ammazzarmi in continuazione''.

Una violenza, quella del sessantenne, che non sarebbe mai sfociata in contrasti fisici, ma che avrebbe logorato la donna. ''Sono stata ricoverata al pronto soccorso per un principio di infarto: mi hanno diagnosticato una patologia cardiaca - racconta -. Prendo ogni giorno dei farmaci e dovrei vivere in un ambiente tranquillo. Quello che ho ora, ma non certamente tre anni fa''.

Al 2013, infatti, risalirebbe la denuncia della donna, sporta dopo anni di vessazioni e umiliazioni continue.'’Dopo che ha perso il lavoro, si è trasformato - ricorda -. Beveva ogni sera, usciva e non tornava a casa fino a mattino. Quando ci stava, invece, minacciava di uccidermi e mi umiliava in continuazione. Ricordo quando una sera arrivarono i carabinieri, allertati dalle urla e dagli schiamazzi. Gli sequestrarono i fucili della caccia: non me lo perdonò mai''.

Da quello stesso anno sull’uomo pende un divieto di avvicinamento alla moglie e alla vecchia casa coniugale, mentre è ancora in corso la causa di separazione. Si tornerà in aula il prossimo 11 gennaio per ascoltare altri testimoni dell’accusa.






Facebook Twitter Rss