ANNO 14 n° 117
''L'acqua pubblica non č una merce in vendita''
Ancora un no a Talete dai comitati per l'acqua pubblica nella Tuscia
21/06/2019 - 19:32

VITERBO - E’ ancora una sonora bocciatura quella ricevuta da Talete da parte del comitato “Non ce la beviamo” di Viterbo e di tutti quelli pro acqua pubblica della Tuscia. In un incontro pubblico tenutosi nella sede della Provincia in via Saffi, Paola Celletti, Massimo Erbetti, Chiara Frontini e hanno nuovamente ribadito la posizione critica nei confronti del gestore unico del servizio idrico.

La situazione di Talete è sotto gli occhi di tutti - attacca la portavoce del movimento ''Non ce la beviamo'' -. Dal 2007 assisstiamo solo a continui aumenti del costo delle tariffe, ma nonostante questo la società è piena di debiti e non ha una vaga idea di come rientrare, di come fare investimenti o perlomeno di come provare ridurre sprechi e recuperare crediti in maniera sana. Da parte nostra siamo sempre stati convinti che la necessità sia quella di creare una rete di contatti per mobilitare i cittadini a fronte di questa situazione

La parola è poi passata a Bengasi Battisti, tra i fondatori del Coordinamento nazionale Enti locali per l'acqua pubblica e da anni attivista in prima linea nella battaglia per l'acqua pubblica. ''Questa è uno scontro che è partito dagli anni 2000, da quando qualcuno ha inserito l’acqua nella categoria delle cose mercificabili - ha affermato il politico di Corchiano -  In questa battaglia, che ha visto come protagonisti tanti cittadini che hanno sempre spinto per discutere in parlamento il tema dell’acqua pubblica, l'obiettivo è sempre stato quello di decretare univocamnete l’acqua come un bene comune,  e come tale deve essere fuori da ogni logica di mercato. Nonstante il risultato del referendum storico in cui i cittadini hanno detto palesemente no alla mercificazione dell’acqua, di tanto in tanto torna a galla il discorso della privatizzazione di questo bene fondamentale per la salute dell'uomo. Purtroppo ad oggi non sono stati ancora definiti i bacini che permetterebbro l’attuazione della legge Cinque, con la quale si restituirebbe l’acqua ai cittadini. Però vorrei ringraziare i coordinamenti che continuano a battersi e resistere per dimostrare che i beni indispensabili per la vita come l'acqua devono rimanere pubblici”.

Massimo Erbetti ha ulteriormente rincarato la dose nei confronti di Talete, attaccando la società e i suoi vertici a cause dei debiti accumulati in questi anni e dell'immobilismo di fronte agli enormi problemi emersi. “Talete ha oltre 50 milioni di debiti, il che vuol dire una società che è una società tutt’altro che sana, che va in difficoltà quando deve rientrare dai debiti richiesti - punge il consigliere pentastellato - .Oltre a tutto questo, nonostante gli aumenti in bolletta manca un piano per investimenti chiari: l’unica cosa certa è che si perdono 8 milioni di acqua a cause di tubature fatiscenti. Andiamo avanti con una situazione paradossale, con una azienda guidata da dirigenti scelti con nomine politiche e che non hanno idee o soluzioni su come risolvere il problema arsenico”.

A terminare il giro di interventi è stata Chiara Frontini, che ha parlato della necessità di cambiare la gestione dell'acqua pubblica.  “Pubblica, potabile e partecipata: erano queste le 3 p che dovevano caratterizzare la gestione dell’acqua pubblica - ha concluso la consigliera di Viterbo 2020 -. La soluzione all’incapacità di Talete non è privatizzare ulteriormente come sostiene qualcuno, perché questo quello della privatizzazione è un sistema che non puó stare in piedi. E' invece necessario che tutti facciano quadrato, dai cittadini all'amministrazione, e che si arrivi finalmente a proporre una nuova alternativa a Talete”.






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