ANNO 14 n° 110
La Talete affoga
in 7,5 milioni di debiti
Marco Fedele: ''Solo un contributo straordinario può evitare il fallimento''
07/07/2011 - 19:49

Oltre 900mila euro di buco nel budget 2011 che fanno salire a circa 7,5 milioni di euro il debito pregresso. E’ questa la situazione in cui versa la Talete, la società per azioni ad intero capitale pubblico, costituita per la gestione del ciclo delle acque, dalla captazione alla depurazione, nella Tuscia.

Un rosso profondo che, secondo il presidente della Provincia di Viterbo Marcello Meroi, che è anche responsabile dell’Ato (Ambito territoriale ottimale) Viterbo 1-Lazio Nord, potrebbe portare la Spa al fallimento. E non in tempi lunghi ma nel volgere di pochi giorni. Secondo lo stesso Meroi, infatti, la situazione potrebbe precipitare alla fine del mese qualora la Regione Lazio non rispetti gli impegni finanziari che si è assunta in un recente incontro promosso dal prefetto Antonella Scolamiero.

Ma di quali impegni parla il presidente della Provincia? Si tratta di circa 1 milione e mezzo di euro di contributo straordinario che la Regione dovrebbe aggiungere ai 3 milioni già concessi all’Ato, in “conto tariffa”, pari a 10 centesimi per ogni metro cubo di acqua erogato.

“Il contributo straordinario – spiega il presidente del Cad di Talete Marco Fedele – ci consentirebbe di chiudere il pareggio il bilancio 2011 e di avere a disposizione una somma da impegnare per iniziare a sanare la situazione”. Superata l’emergenza, rimarrebbe da risolvere il problema del progressivo azzeramento dei 7,5 milioni di debito. “L’unica strada percorribile – dice ancora Fedele – è che la Regione continui a garantirci il contributo straordinario di 1,5 milioni di euro per un certo numero di anni. L’assessore all’Ambiente Marco Mattei si è detto disponibile a percorrere questa strada. Ora attendiamo che, in tempi strettissimi, alle parole seguano i fatti”.

Per salvare al gestione pubblica del ciclo delle acque ci sarebbero altre due strade, ma nessuna è stata giudicata percorribile dall’assemblea dei soci di Talete, cioè i sindaci dei comuni che hanno ceduto la gestione del servizio idrico. La prima è che i comuni –soci si facciano carico dei debiti della Spa ; la seconda è un aumento minimo dell’8-10% delle tariffe. Quest’ultima ipotesi, però, sarebbe risolutiva solo se tutti i 59 comuni del viterbese e i 2 della provincia di Roma che costituiscono l’Ato cedessero la gestione del servizio idrico alla Talete, come si sono detti favorevoli a fare. Attualmente lo hanno fatto 30 amministrazioni, che rappresentano il 70% delle utenze, in quanto tra loro ci sono Viterbo, Civita Castellana e altri grossi centri. Ma, come detto, nessuna delle due è stata presa in considerazione.

Infine, resterebbe da risolvere la spinosa questione del Copalb, il consorzio per la depurazione delle reti fognarie del bacino del lago di Bolsena che la Talete dovrebbe acquisire con tutti i capitali, pochissimi, e tutti i debiti, grandissimi. Il Copalb, infatti, ha accumulato almeno 2 milioni di buco che, di anno in anno continua ad allargarsi. Anche in questo caso dovrebbe intervenire la Regione che, oltre a sanare i conti del consorzio, dovrebbe mettere a disposizione una somma tale da garantire il suo rilancio. Così come è farebbe implodere definitivamente Talete.

Se nessuna di queste condizioni dovesse concretizzarsi non resterebbe la soluzione più drammatica, evocata anche da Meroi: portare i libri in tribunale e attendere la dichiarazione di fallimento. Una prospettiva che i componenti del Cda in carica tenteranno in tutti i modi di esorcizzare anche se, qualora ricevessero in tempo stretti risposte concrete dalla Regione si sono detti pronti a mollare.

 





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