ANNO 14 n° 117
La storia dei Silos
storica band di Tuscania
Al festival Entropia (20 e 21 giugno)
le locandine degli ultimi concerti
19/06/2015 - 18:56

TUSCANIA - In occasione della seconda edizione di ''Entropia'', il festival di cultura e musica previsto per il 20 e 21 giugno prossimi, verranno esposte le locandine dei concerti dell’ultimo periodo dei Silos, ''storica'' blues band tuscanese. Per l’occasione i componenti del gruppo ripercorrono tutto il percorso del gruppo durato quasi vent’anni, nel quale la realtà spesso, supera la fantasia. 

''Tutto nasce in Piazza Italia - racconta il vocalist Pierangelo – il luogo centrale è un vecchio bar che, anche se con amicizie differenti, frequentavamo io, Sandro ‘Ramps’ e Daniele. Vicino al bar c’era (a Sant'agostino) la sede degli scout, dove si trovavano anche gli strumenti musicali degli Sleeping Village (il primo gruppo di Daniele) in quanto anche loro sala prove. Spesso accadeva che, a causa del tasso alcolico elevato, Daniele, avendo appunto le chiavi della saletta, proponesse una session ai (presunti) musicisti frequentatori del bar. Una sera mi ci ritrovai anche io, e Dio volle, che ci si trovasse anche ‘Ramps’, che io già conoscevo come bevitore, ma non come musicista. Io quella sera vidi la luce! Nei giorni successivi comunicai a Daniele la mia volontà di formare la più grande Blues Band della Tuscia. Se lui fosse stato d'accordo avremmo potuto chiamare Sandro alla chitarra e, per basso e seconda chitarra, io pensai di chiamare due amici, Piero e Ezio, che avevano già fatto blues con me durante la breve esistenza dei Corto Circuito, una blues band di marca piansanese. A Daniele l’idea piacque tantissimo ed entusiasta accettò. Poi sia Ezio che Piero e ‘Ramps’ dissero di si. Il gruppo era fatto. La sala prove la ricavammo da un angolo del casale della mia famiglia e cosi nell'inverno 94/95 cominciò l'avventura. Passammo l'inverno e la primavera provando duramente. Qualche volta andavamo fuori tema, ma in quel periodo ci siamo amalgamati e abbiamo fatto gruppo. Quindi, con l'arrivo dell'estate, si cominciò a parlare di poter suonare dal vivo, ma successe qualcosa: Piero ‘il che non voleva esibirsi davanti al pubblico venne tagliato e subentrò Dario che rappresentò una svolta importante nella band, orientandola con le sue scelte musicali verso itinerari rock-blues che all'epoca in pochi percorrevano e che sono quelli che poi i Silos hanno percorso fino alla fine, senza rischiare di diventare la solita blues band impantanata nel rock-blues stereotipato anni '70. Venne il grande momento e la data della prima esibizione fu fissata per il 27 Luglio 1995''.

E qui che la storia supera la fantasia. ''Qualche mese dopo- continua Pierangelo- scoprimmo che Piero il bassista si era ritirato in un monastero buddista a Friburgo in Svizzera. “Il primo nome scelto fu Sangue Blues, ma c’era anche un altro gruppo della Tuscia si chiamava così (come è piccolo il mondo!) e quindi dovevamo cambiarlo. Così, una sera, io, Daniele e Dario ci riunimmo in una birreria per trovare il nuovo nome. Dopo un miliardo proposte e soprattutto dopo un miliardo di birre, ormai offuscati dal luppolo, in pieno delirio alcolico usci fuori il nome Silos. Nel nostro delirare di quell'ora avanzata, Silos poteva rappresentare benissimo il nostro territorio, dove i silos per il grano erano di vitale importanza e ne erano l'emblema. Potevamo così intraprendere anche un nuovo filone: quello del blues contadino, che rappresentasse la nostra terra e del quale avevamo già individuato quella che doveva esserne la canzone manifesto. Un blues fatto mettendo insieme quelli che sono i cardini della saggezza popolare, ossia i vecchi proverbi locali, tipo ‘quanno le monte de canino fanno mappa fugge contadino che ecco l'acqua’; ‘col vento de vetralla si nun piove poco sballa’ e così via. Delle cose dette quella sera poco si è realizzato, ma è rimasto il nome della Band: i Silos. Come ogni band che si rispetti, non potevamo anche noi fare a meno di tensioni interne. La vita privata di Daniele mal si coniugava con il gruppo, diciamo che erano incompatibili, per cui spesso saltava le prove oppure inventava scuse per spostarle. Fino al momento in cui, diventata insostenibile la situazione, nell’inverno del 96 chiamammo un vecchio amico, ‘Magnavino’, a suonare la batteria al suo posto. E’ un periodo di rivoluzione, rinunciammo anche al secondo chitarrista e rimanemmo in quattro, anche se saltuariamente veniva a suonare con noi un armonicista, Bruno di Civitavecchia. Tutto andò liscio fino a quando per un incidente Sandro ‘Ramps’ perse temporaneamente l’uso della mano, per cui i Silos furono costretti a fermarsi. Quando Sandro si ristabilisce decidiamo di riprendere l'attività, ma Dario anche per questioni geografiche si tira indietro, comincia così una girandola di bassisti che si alternano nella band, fino a che non arriva Massimo di Capalbio che resta stabile fino alla prima fine dei Silos che avviene nel ’99”. Da questo punto si arriva alla parte finale della storia. “Durante un periodo lungo dieci anni percorriamo separatamente diverse strade musicali- conclude Pierangelo- tenendoci sempre in contatto e sempre mantenendo vivo il nome Silos, con il quale io e Daniele abbiamo fatto progetti e organizzato eventi. Chiamammo Silos anche l'associazione con la quale organizzammo una festa della birra al ‘pratino’. Per me e Daniele, Silos era più di un nome di una band. Poi, anche su insistenza di un amico comune proprietario di un pub, che voleva vederci di nuovo suonare insieme, io Daniele e Sandro decidiamo di fare la reunion e aiutati da due ragazzi come Toto e Roberto, nell'aprile del 2011 i Silos tornarono a calcare le scene. Purtroppo il destino ha giocato un brutto scherzo a Daniele, che nel luglio 2013 se ne è andato. Abbiamo provato con difficoltà a continuare, poi la chiusura definitiva è stata causata dal mio trasferimento in Giappone''.

La storia dei Silos è fatta di tragedia ed esaltazione, serietà ed ironia, qualcosa che passa tra i grattacieli di Chicago, le birrerie di provincia e le pecore che pascolano nei campi di Piansano, ma quello che resta, l’eredità dei Silos, è l’anima di quella che è stata e resterà, un’autentica e sincera Blues Band.






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