ANNO 14 n° 118
La prima impressione è quella che conta
Come comprendere i meccanismi inconsci del cervello
07/01/2015 - 13:54

La prima impressione è quella che conta. Ecco come direzionarla

La prima impressione che ci fa una persona non si dimentica mai. Potrà essere incisiva sul lungo termine oppure potrà essere contraddetta nel giro di qualche tempo, ma il suo ricordo resterà stampato nella nostra mente. Il più delle volte, comunque, la prima impressione è quella che conta e può favorire oppure danneggiare una relazione, una carriera, il successo e la felicità stessa. I primi momenti di un nuovo incontro diventano dunque cruciali ed è bene comprendere i meccanismi inconsci del cervello per far girare la ruota in nostro favore.

La presentazione

Nell’essere umano risulta innata la capacità di prendere velocemente delle decisioni, come quella di stabilire se l’individuo che abbiamo di fronte sia degno di fiducia o meno. La “cognizione rapida” potrebbe essere scambiata con l’intuito, ma è una cosa ben diversa e viene classificata come pensiero inconscio. Si pone nel mezzo fra la decisione razionale, ben ponderata, e l’intuito, le cui motivazioni sono misteriose, e permette di scavare più a fondo e valutare gli elementi importanti di un’esperienza rapida. Gli agenti di commercio, per citare un esempio, dovrebbero investire molto nell’aspetto e nei modi della presentazione perché la maggior parte del loro successo si gioca nei secondi iniziali dell’incontro con il cliente.

Il coup d’oeil

La cognizione rapida è importante anche nella quotidianità. Ci sono persone che, tramite un colpo d’occhio, riescono ad immagazzinare molte informazioni e prendere di conseguenza decisioni veloci. Nel poker online di William Hill, ad esempio, pur non essendoci il contatto visivo fra giocatori, bisogna saper prendere la giusta decisione in un contesto di informazioni parziali. Quella del poker è una metafora particolarmente calzante perché, al tavolo verde come nella vita, non abbiamo a disposizione tutte le informazioni desiderate, ma dobbiamo scegliere se comportarci in un modo oppure nell’altro a seconda di quanto abbiamo captato, nel caso specifico a seconda delle carte che pensiamo abbiano gli altri e delle probabilità di vittoria delle nostre carte.

I tratti somatici

Oltre al modo in cui ci poniamo, è il modo in cui appariamo che conta. I pregiudizi inconsci vengono generati in base ai tratti del viso, che un recente studio della Università di York ha dimostrato essere a loro volta associati alla personalità di qualcuno. I volti più affidabili sono quelli femminili e quelli sorridenti perché mettono a proprio agio con i tratti morbidi e il buon umore. Anche la competenza, la predominanza e la cordialità sono associate a particolari tratti del volto a riprova che la faccia, al di là del carattere effettivo, ispira certe sensazioni nell’interlocutore.

La prima buona impressione

Quanto appena detto suggerisce che la cosa migliore da fare sia impegnarsi per generare una prima buona impressione, fornendoci anche alcuni spunti interessanti su come raggiungere l’obiettivo. Oltre a questo, ci sono anche altri accorgimenti che possiamo seguire. L’ipotesi dell'attrazione delle similarità sostiene ad esempio che siamo più inclini ad andare d’accordo con le persone con cui abbiamo qualcosa in comune; dunque, per piacere a qualcuno d’influente, basta informarsi sulle sue passioni e condividerle. Non va poi sottovalutata l’importanza di essere un buon ascoltatore: mostrare interesse per le vicende di una persona appena conosciuta crea un’impressione positiva e permanente nella mente dell’oratore.




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