ANNO 14 n° 117
Calcioscommesse:
La gioia di Bonucci,
la rabbia di Camilli
Il Grosseto ricorrerà in appelllo
11/08/2012 - 04:00

di Silvia Cannucciari

VITERBO - “Le dichiarazioni di Andrea Masiello non appaiano credibili e sono state smentite da tutti i diretti interessati, non trovando alcun riscontro oggettivo. Non risulta in nessuna maniera, perciò, che i suoi compagni abbiano percepito somme di denaro, quindi il compenso della presunta combine. Per questo motivo tutti deferiti vanno prosciolti da ogni addebito”. Con queste motivazioni la commissione disciplinare della Figc ha prosciolto ieri dall’accusa di illecito sportivo Leonardo Bonucci, additato di aver alterato il risultato della gara Udinese-Bari del 9 maggio 2010, anno in cui militava nella squadra pugliese.

''Parlerò solo dopo il mio rientro in Italia. Ora dico solo che il riconoscimento della mia innocenza mi dà una grande forza. Sono felicissimo anche perché ho scoperto che tante persone mi vogliono bene''. E’ stato questo il primo commento del difensore viterbese alla sentenza. Bonucci, che è stato raggiunto telefonicamente a Pechino, dove si trova per disputare la partita di Supercoppa Italiana, ha detto di essere concentrato solamente sulla sfida con il Napoli, ma non ha dimenticato di ringraziare tutti coloro che gli sono stati vicini e che hanno creduto in lui.

''Sono felice di aver contributo all'assoluzione di Leonardo'', è stato invece il commento dell'avvocato di Bonucci, Luigi Chiappero, che ha difeso anche l’altro giocatore della Juventus Simone Pepe. ''Leonardo e Simone sono persone splendide - ha aggiunto - hanno dimostrato coraggio e grande spessore morale, perché non era facile assumersi il rischio di una pesante squalifica pur di dimostrare, come hanno fatto, la loro completa estraneità ai fatti''.

Di tutt’altro umore, ovviamente, Piero Camilli, che invece è stato squalificato per cinque anni, con il suo Grosseto fatto retrocedere in Lega Pro. Secondo i giudici, infatti, le dichiarazioni dei testimoni ascoltati in queste settimane ''non lasciano dubbi, sotto il profilo logico, circa il coinvolgimento di Camilli nel tentativo di combine della gara con l’Ancona del 30 aprile 2010'', come si legge nel testo delle motivazioni della sentenza.

Sempre secondo la commissione disciplinare il patron del Grosseto ''avrebbe voluto comprare la vittoria della propria squadra senza poi effettivamente riuscirci a causa del prezzo troppo alto richiesto dai giocatori dell’Ancona”. Da qui la condanna per “illecito tentato”, senza l’aggravante dell’effettiva “alterazione del risultato'', che gli ha evitato, così, la preclusione al mondo del calcio.

''E' una sentenza senza né capo né coda. Sono stato condannato senza che ci fosse uno straccio di prova che dimostrasse la mia colpevolezza. Si tratta soltanto della mia parola contro quella di una persona che è stata in carcere''' ha commentato a caldo il presidente della Grosseto.

Camilli, però, ha già annunciato che impugnerà la sentenza, ricorrendo in appello: ''Con i miei legali stiamo già predisponendo il ricorso; è meglio, perciò, che non aggiunga altro su quanto accaduto ieri''.

I difensori del presidente, quindi, sono già al lavoro, perché da lunedì 20 agosto sarà possibile presentare gli appelli davanti alla Corte di giustizia federale.






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