ANNO 14 n° 110
Il sacrificio del carabiniere
Mancini si aggiunge
alla Giornata del ricordo
Ucciso nel 1945, era di Civitella
01/02/2016 - 12:24

di Andrea Arena

VITERBO - Aveva chiesto il permesso al suo comandante – come ogni carabiniere ligio al dovere – per andare da Gradisca d'Isonzo, dove era di servizio, a Gorizia, nella Gorizia occupata dagli jugoslavi titini. La guerra guerreggiata era finita da quasi due mesi, e lui, Giulio Mancini, doveva andare a riprendersi in città degli abiti e degli oggetti personali che aveva lasciato. Lì viene subito indivudato da una banda di elementi slavi e comunisti. Viene rapito. Torturato tutta la notte. Il suo corpo, il corpo di Giulio Mancini, fu ritrovato la mattina del giorno successivo, 25 giugno 1945, in via del Poligono, nella zona delle Fornaci. Senza vita, ucciso da un colpo di arma da fuoco alla nuca. Questo dicono i documenti ufficiali, desecretati da qualche anno e ritrovati, studiati e messi in fila dal Comitato 10 febbario di Viterbo. Già, perché Giulio Mancini era di Civitella d'Agliano (''bracciante, afferma di saper leggere e scrivere'', dice il resoconto della visita militare), il 14esimo viterbese ad aver lasciato la vita nella guerra civile (ed etnica) che si combattè durante e dopo il secondo conflitto mondiale a cavallo dei confini italiani e jugoslavi. Dopo la cessione dell'Istria e la Dalmazia, l'esodo forzato di 350mila connazionali che vivevano di là, le foibe, altri drammi.

Il 10 febbraio si avvicina anche in questo 2016, e il comitato viterbese presenta gli appuntamenti per ricordare quella tragedia aggiungendo un altro martire ad un elenco che continua ad infoltirsi, e non è detto che sia finito (''Stiamo appurando un altro nome, ma prima di annunciarlo ufficialmente vogliamo essere sicuri al cento per cento. E speriamo sempre sia l'ultimo'', dice il segretario viterbese Silvano Olmi. Due eventi, alla fine della settimana, svelati ieri in Comune dallo stesso Olmi – che è anche membro del direttivo nazionale del Comitato – e dall'assessore alla Cultura Tonino Delli Iaconi. Assente il presidente Maurizio Federici, febbricitante ma presente con lo spirito e soprattutto con il lavoro svolto quotidianamente.

Si comincia venerdì, alle 18, al Caffè Schenardi, per la presentazione del libro ''Magazzino 18 – Le foto'', che partendo dal tristemente noto deposito nel porto di Trieste dove sono riposti i beni dei 350mila esuli istriani e dalmati, e dall'omonimo spettacolo teatrale di Simone Cristicchi (tra l'altro contestatissimo in varie città, dai soliti noti negazionisti della sinistra). Domenica 7, invece, il tradizionale pellegrinaggio al monumento di Valle Faul, largo Martiri delle foibe istriane. ''Con una novità – annuncia Olmi – Quest'anno faremo un vero e proprio corto, partendo dal teatro dell'Unione, in piazza Verdi, percorrendo via Marconi, il Sacrario, e scendendo poi fino a Valle Faul. Invitiamo tutti i viterbesi a partecipare, perché la commemorazione è aperta a tutti, apolitica, libera''. Con bandiere italiane e gonfaloni dell'associazioni combattentistiche, sempre presenti.

''Il Comune ci sarà – assicura Delli Iaconi –, non è mai mancato. E non smetteremo di ringraziare il Comitato per il lavoro che svolge, non solo a ridosso della ricorrenza, ma anche durante l'anno: un lavoro di ricerca storica delicato e importante, ma che consente a tante famiglie di avere diritto a sapere che fine abbiano fatto i loro cari in quegli anni terribili''. Come la fine assurda del carabiniere Giulio Mancini, di Civitella d'Agliano.






Facebook Twitter Rss