ANNO 14 n° 117
Diverso è uguale
Il canestro più importante
del mitico Magic Johnson
>>>>> di Pierpaolo Napoli <<<<<
28/04/2015 - 00:31

di Pierpaolo Napoli

VITERBO - Il protagonista della rubrica di oggi è Earvin Johnson Jr., noto a tutti come Magic Johnson, mito del basket americano e considerato da tutti uno dei più grandi cestisti della storia. Nato a Lansing il 14 agosto del 1959, proveniente da una famiglia modesta, il padre era originario del Mississippi, si trasferì nel Michigan per lavorare alla catena di montaggio della Oldsmobile. Magic acquisì le prime basi della pallacanestro proprio da suo padre. Quando giunse il momento di scegliere il liceo la scelta di Johnson fu la Sexton High School, tuttavia date le politiche di integrazione scolastica in vigore negli anni settanta optò alla fine per la Everett High School.

Questa scelta non gli fu molto gradita dato che la scuola era a maggioranza bianca e soprattutto perché non vi era una grossa tradizione cestistica nella squadra dell’istituto. Le difficoltà non tardarono ad arrivare e si trovò a discutere frequentemente con un compagno di squadra che lo spinse a pensare addirittura di interrompere con la pallacanestro. Fondamentale fu George Fox, suo coach dell’epoca, che lo convinse a restare in squadra. Con la scelta del college però andò diversamente: appoggiato dal padre e dagli amici più stretti scelse di iscriversi alla Michigan State University e giocò due stagioni nella Big Ten Conference con la maglia dei Michigan State Spartans dal 1977 al 1979. Anche grazie ai punti segnati da Magic gli Spartans arrivarono alla finale della Ncaa e la vinsero: Johnson venne eletto miglior giocatore delle final.

Ai Draft Nba del 1979 i Los Angeles Lakers scelsero Magic che firmò un contratto da circa 600.000 dollari a stagione. In quell’anno con Magic in squadra, i Lakers arrivarono ai playoff e si consacrarono campioni, fu il primo esordiente a vincere il titolo di miglior giocatore delle finali e fu il terzo giocatore della storia a vincere consecutivamente sia un titolo Ncaaa che uno Nba. Il 7 novembre del 1991 Magic Johnson dichiarò in una conferenza stampa di aver contratto il virus dell’Hiv: lo stesso medico della squadra spiegò la differenza tra l’essere malati e l’aver contratto il virus. A 32 anni e con 12 stagioni alle spalle ufficializzò il ritiro, ma non fu definitivo.

Nel '92 venne convocato per gli all-star game nonostante lo scetticismo e la paura degli altri giocatori di essere contagiati. Scese in campo grazie al parere medico favorevole e non solo fece una grande prestazione, ma fu anche eletto uomo partita. A fine stagione dichiarò di nuovo di volersi ritirare non perché le sue condizioni furono peggiorate, per le troppe lamentele degli altri giocatori sulla presenza di un giocatore con l’Hiv in campo. Il 27 marzo 1994 tornò ufficialmente in Nba nelle vesti di allenatore dei Los Angeles Lakers. Nell’aprile dello stesso anno Johnson dichiarò ufficialmente di non voler continuare la carriera da allenatore. Dopo aver dichiarato pubblicamente la propria sieropositività  nel novembre 1991, creò la Magic Johnson Foundation: una fondazione benefica nata inizialmente con il fine di raccogliere finanziamenti da destinare a programmi per la lotta contro la diffusione dell'Aids. Nel 1992 entrò a far parte della Commissione Nazionale sull'Aids, su invito dall'allora presidente degli Stati Uniti d'America George H. W. Bush.

Nei mesi successivi Johnson cercò di informare e sensibilizzare riguardo all'Hiv e all'Aids, sindrome all'epoca ancora poco conosciuta e considerata pericolosa quasi esclusivamente per gli omosessuali e i tossicodipendenti. Nel 1999 è stato il relatore principale nella conferenza tenutasi presso la sede delle Nazioni Unite in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids, ed è stato nominato Messaggero di Pace Onu. Ho deciso di parlare di lui in questo articolo perché credo fermamente che oltre ad essere un grandissimo campione è anche un grande uomo. Personalmente lo ammiro moltissimo per ciò che ha fatto e per la battaglia che ha portato avanti nel corso degli anni.

Nonostante al giorno l’Aids sia meno diffuso, c’è ancora molta disinformazione e superficialità quando se ne parla. Un malato di Aids è sempre una persona normalissima e va trattata come tale. Spero vivamente che presto non ci saranno più casi di discriminazione e soprattutto che si riesca a sconfiggere definitivamente questo virus che ha ucciso milioni di persone e che ne continua ad uccidere ogni giorno. Detto questo vi do appuntamento al prossimo articolo.





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