ANNO 14 n° 117
I latitanti venivano
dalla Spagna
Dopo aver partecipato all'omicidio a Napoli e prima di arrivare nella Tuscia
dove poi sono stati arrestati grazie al blitz della Squadra mobile
24/03/2016 - 02:00

VITERBO – Viterbo non è immune dalla camorra e dalla malavita organizzata, dicono gli investigatori al termine del brillante blitz – condotto e portato a termine della Squadra mobile della Questura locale insieme ai colleghi di Napoli – che ha consentito l’arresto dei latitanti napoletani, e presunti omicidi, Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco. E infatti, insieme agli arresti e alla sofisticatissima indagine, sono emersi dei dettagli di rilievo sul contorno.

Qui il video del blit della Squadra mobile

Già, Viterbo non è immune, come del resto – specificano gli stessi inquirenti – non può essere immune dalle infiltrazioni malavitose il resto d’Italia. La rete di contatti evidenziata dalle indagini, e per gli stessi investigatori praticamente smantellata con questa operazione, svela alcuni particolari inediti. Formicola e Tabasco, infatti, avevano trovato rifugio in un casolare nella zona di Ponte di Cetti, a due passi da dove, nell’agosto di 36 anni fa, due carabinieri (Pietro Cuzzoli e Ippolito Cortellessa) caddero sotto i colpi dei terroristi di Prima linea. Un casolare regolarmente affittato da quello che è ragionevole sospettare fosse il loro basista in zona (un piccolo commerciante, denunciato per favoreggiamento insieme ad un suo parente napoletano, pure trovato nel corso del blitz in casa).

Clicca qui per vedere tutte le foto

Sempre secondo i riscontri delle indagini, i due latitanti e accusati dell’omicidio di Vincenzo Amendola, del 5 febbraio scorso, erano arrivati nel rifugio viterbese da pochi giorni, provenienti dalla Spagna. E magari lo avrebbero lasciato presto, per spostarsi in un altro luogo ritenuto sicuro. Questo lascerebbe pensare – ma siamo sempre a livello d’ipotesi, sia chiaro – ad una rete abbastanza estesa e organizzata di complicità sul territorio. Amicizie e covi a disposizione, dunque, ma non solo. Ai due, infatti, oltre ad una cospicua quantità di denaro contante, sono stati trovati due documenti contraffatti. Documenti che avrebbero passato qualsiasi controllo all’occhio inesperto, perché realizzati molto bene (foto dei soggetti, generalità di altre persone).

E infatti pare che i due, prima di arrivare a Viterbo, fossero passati dalla Spagna, Paese in cui spesso i camorristi transitano o trovano appunto altre complicità. Del resto, Formicola e Tabasco, appena 21enni, avevano fatto perdere le loro tracce da Napoli sin da quando gli investigatori partenopei avevano arrestato Gaetano Nunziato, la terza persona ritenuta coinvolta nell'omicidio di Amendola.





Facebook Twitter Rss