ANNO 14 n° 117
Dottarelli (Pd): ''Archiviare l’età berlusconiana''
26/02/2013 - 15:40

Riceviamo e pubblichiamo:

Le elezioni appena concluse consegnano una grande responsabilità a Pierluigi Bersani che - nella gara ingaggiata con Berlusconi a perdere voti a favore del Movimento 5 stelle - si ferma ad un – 8% alla Camera e ad un -7,4% al Senato rispetto al dato del 2008, realizzando un faticoso sorpasso in retromarcia e ottenendo una risicata maggioranza.

Un risultato decisamente insoddisfacente in una fase che si annunciava – e per tanti versi si è confermata - di irreversibile declino del berlusconismo.

Un declino che la tenacia indomabile e la disperata spregiudicatezza del leader eponimo ha solo parzialmente arginato, ma non allontanato dall’orizzonte politico. Non dovremmo infatti mai perdere di vista un dato di fatto eclatante: Berlusconi, rispetto alla vera resurrezione politica del 2008, oggi perde il 17,7% alla Camera e il 16,6% al Senato, circa 7 milioni di voti in cinque anni.

Se di qualcosa può dunque legittimamente compiacersi Berlusconi è che il suo “scalpo” non l’ha avuto l’odiata sinistra.

La responsabilità che ora tocca a Bersani non è solo quella di far fronte ad una situazione incerta e difficile dal punto di vista economico e finanziario, con le borse che riprendono a bruciare ricchezza, per quanto virtuale, e lo spread che non smette di dare prova della propria esistenza semplicemente crescendo. Gli stessi indicatori, che ieri sembravano aver accolto positivamente la netta vittoria del centrosinistra e l’archiviazione definitiva del berlusconismo annunciata dagli instant poll, ora tornano a far fibrillare l’Italia e a richiamarci alla dura realtà di una debolezza economica strutturale che le politiche di mero rigore non hanno neanche scalfito.

Può certamente essere vano – anche per chi come me, l’ha sostenuto in tempi non sospetti - rimarcare l’inopportunità (economica, prima che politica; per l’Italia, prima che per il Partito Democratico) di aver voluto evitare a tutti i costi le elezioni alla fine del 2011, accettando di sostenere il cosiddetto “governo tecnico”.

Oggi però il leader del centrosinistra non può più rinviare un’altra responsabilità e un altro compito che ha di fronte a sé: proprio adesso che Berlusconi ha ottenuto l’onore delle armi, va fatto di tutto per archiviare definitivamente il berlusconismo.

Per far questo si deve cambiare l’impianto politico-culturale che ha dominato questi venti anni, attrezzandosi prima di tutto per resistere alle sirene del Cavaliere, che hanno nuovamente iniziato a cantare.

Ristabilire un’ etica dell’impegno pubblico che valorizzi onestà e competenza, ridurre i privilegi e le impunità della classe politica, garantire la partecipazione e la trasparenza azzerando i conflitti di interesse e le rendite di posizione, cancellare una legge elettorale che mortifica la sovranità popolare: sono impegni altrettanto urgenti e prerequisiti essenziali per affrontare con efficacia e credibilità le stesse emergenze economiche.

L’incombenza di attuare questo “programma minimo” di uscita dall’età berlusconiana non è però faccenda che possa riguardare il solo centrosinistra.

Questa responsabilità non può non interrogare in primo luogo lo stesso Movimento 5 Stelle e tutti coloro che hanno detto di avere a cuore l’apertura di un’ autentica nuova fase nella vita politica e sociale dell’Italia.

Luciano Dottarelli

 





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