ANNO 14 n° 117
Dipendenti Provincia
il sovrannumero č per pochi
La ricollocazione in Italia riguarda 2mila unitā ma a via Saffi č sotto controllo
24/11/2015 - 02:00

VITERBO – Duemila persone in bilico su e giù per lo Stivale. Sono i lavoratori in sovrannumero delle ormai ex Province, trasformate in enti di secondo livello dalla riforma Delrio, per i quali ancora non è stata trovata soluzione definitiva. Delle 15mila unità di personale con contratti a tempo indeterminato, infatti, restano in tutta Italia ancora da sistemare circa 2000 persone, per le quali scatterebbe la mobilità secondo quanto previsto dai decreti del ministero della Pubblica amministrazione a seguito dello svuotamento delle competenze delle Province stesse. Entrando nello specifico dei numeri, 5575 dipendenti saranno riassunti direttamente dalle Regioni, mentre per 2889 ci sarà un'uscita indolore, dato che andranno in pensione da qui alla fine del 2016. Secondo il Governo, la situazione è tranquilla anche per le 5337 unità dei centri per l'impiego, per i quali le Regioni hanno iniziato a firmare convenzioni apposite con il ministero del Lavoro. La collocazione definitiva, quindi, resta un'incognita ''solo'' per 1957 dipendenti. Proprio a loro è dedicato il portale web che il ministero retto da Marianna Madia ha attivato al fine di tracciare per ogni eccedenza un posto libero all'interno del sistema generale di tutte le pubbliche amministrazioni italiane. Nelle stime ministeriali, saranno soprattutto gli uffici giudiziari, dove il personale risulta sotto organico, ad assorbire i cosiddetti ''sovrannumerari'' delle Province.

A fronte di tutto ciò, qual è la situazione di via Saffi, sede della Provincia di Viterbo, dove il presidente Mauro Mazzola, eletto a maggio scorso, si è trovato a dove affrontare il processo di ricollocazione del 50% dei dipendenti dell’ente? Stando alle fonti ufficiali di Palazzo Gentili, che conta in totale circa 350 dipendenti in pianta stabile, tale ricollocazione dovrebbe quindi interessare circa 170 lavoratori. Di questi, 42 verranno assorbiti direttamente dalla Regione; 16 seguiranno lo stesso percorso ma attraverso il turnover regionale; 38 dipendenti degli ex centri per l’impiego, poi, in attesa della costituzione dell’Agenzia nazionale per il lavoro, faranno comunque capo alla Regione; 12 agenti di polizia provinciale rimarranno in servizio in Provincia, mentre per altri 12 si cerca ancora una soluzione: è questa al momento la questione più spinosa da affrontare. Per il resto si tratta di personale che andrà in pensione entro il 31 dicembre 2016. Il totale dei sovrannumerari in Provincia di Viterbo è quindi relativo a pochissime unità.

Diverso, invece, è il discorso che riguarda i 46 ex precari della Provincia che per anni hanno prestato servizio, con contratti atipici, in diversi settori di Palazzo Gentili e i cui rapporti di lavoro con l’ente si sono definitivamente interrotti il 31 dicembre 2014. Venerdì scorso questi ex lavoratori hanno organizzato un incontro per chiedere, per l’ennesima volta, di essere immediatamente riassunti in Provincia e, poi, stabilizzati. Pretesa dal loro punto di vista forse anche legittima ma ormai fuori tempo massimo, perché se la riforma Delrio ha messo a rischio i posti di lavoro del personale a tempo indeterminato, vien da sé che non c’è più spazio per quello precario e che la loro battaglia non ha più quindi alcun motivo di esistere. Venerdì scorso, nonostante la buona volontà e la disponibilità dimostrate, anche i consiglieri regionali Enrico Panunzi (Pd) e Daniele Sabatini (Ncd) hanno ribadito quanto già detto dal presidente della Provincia, Mauro Mazzola, e cioè che spiragli per gli ex 46 precari non ce ne sono. Molti di loro, che oggi si ritrovano senza occupazione, con famiglie a carico e avanti con l’età, hanno lavorato a via Saffi per più di dieci anni, ma nella maggior parte dei casi con contratti interinali e quindi quasi mai alle dirette dipendenze della pubblica amministrazione. Va però anche detto, a onor del vero, che queste persone non hanno mai sostenuto né superato un concorso pubblico, unica via d'accesso prevista dalla legge per ottenere un impiego in apparati dello Stato. Attraverso proroghe ripetutesi negli anni, la loro situazione si è di fatto cronicizzata senza mai giungere ad un processo di stabilizzazione definitivo, con la complicità fin troppo evidente di una scarsa lungimiranza politica e di politiche sindacali spesso strumentali. Gli anni di servizio, infatti, non hanno garantito agli ex precari di Palazzo Gentili di accumulare quei requisiti che oggi la legge richiede imprescindibilmente per poter intraprendere il percorso di stabilizzazione riferito esclusivamente ai dipendenti dei centri per l’impiego. Se non interverranno nuove norme, e al momento non c’è all'orizzonte questa eventualità, anche a fronte della difficoltà di ricollocazione del personale assunto e in considerazione di un taglio di risorse massiccio e prepotente, i margini di trattativa resteranno pari a zero. Continuare a chiedere di essere assunti sapendo perfettamente di non avere i requisiti è ormai del tutto inutile.






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