ANNO 14 n° 117
Diffamò Storace su Facebook: condannato
Sambin dovrà pagare 1000 euro di multa e una provvisionale di 3000
04/02/2017 - 02:02

VITERBO – Diffamò l’onorevole Francesco Storace via Facebook, Massimiliano Sambin condannato. L’ex referente Fratelli d’Italia di Montefiascone, che definì il politico ‘’ladro e indegno di costituire un partito politico dopo la vicenda Laziogate’’, dovrà pagare 1000 euro di multa e 3000 di provvisionale, che finiranno direttamente nelle tasche del politico. Ma non solo. Dovrà farsi carico di tutte le spese processuali e risarcire il danno d’immagine e morale provocato.

Una ''bravata'' da tastiera che, il difensore dell’uomo definisce come una semplice ''critica politica’'', l’espressione di un’idea e di un pensiero in merito all’operato di un personaggio pubblico. Nessuna diffamazione, dunque, per l’avvocato Andrea Danti. Di tutt’altro avviso, come ovvio, l’accusa e la parte civile: per loro, quel post pubblicato nel 2011 sul social network targato Zuckerberg , fu una calunnia bella e buona, fatta con il preciso intento di distruggere la reputazione dell’onorevole.

E per il quale scattò immediata la denuncia di Storace, che in aula, durante le scorse udienze, aveva sottolineato: ''Sono una persona pulita e non tollero che il mio lavoro e la mia professionalità vengano messi in discussione. Sono stato indagato nella vicenda Laziogate, ma ne sono uscito a testa alta e assolto dal processo''. Ed è proprio allo scandalo della regione che il post su Facebook, faceva riferimento: secondo Sambin, Storace avrebbe rubato migliaia di euro durante la sua presidenza e in quanto indagato, sarebbe stato indegno di costituire un uovo partito politico e di presentarsi alle elezioni.

Laziogate scoppia nel 2005 quando, secondo la procura romana, Storace, alla vigilia delle elezioni regionali, avrebbe chiesto ad alcuni suoi tecnici di introdursi all'interno dell'anagrafe di Roma per verificare l'esistenza di eventuali firme false prodotte per presentare la lista della Mussolini, ''Alternativa Sociale'', sua diretta concorrente.

Ma la vicenda si conclude nel 2012 con sentenza favorevole all'onorevole: vista l'esistenza di una convenzione che lo autorizzava ad accedere alla banca dati del Campidoglio, assoluzione, perché il fatto non sussiste.

Ed oggi, un nuovo riscatto per l’onorevole.






Facebook Twitter Rss