ANNO 14 n° 117
''Colazione al bar pagata tutte le mattine e poi a lavoro nei boschi''
Presunto sfruttamento, la difesa spiega: ''Un paese intero pronto a testimoniare per lui''
25/09/2019 - 06:46

ACQUAPENDENTE – (b.b.) Non sarebbe un orco. Né tantomeno un approfittatore. L’imprenditore di 59 anni di Acquapendente, da lunedì ristretto agli arresti domiciliari per aver sfruttato per circa un anno un gruppo di migranti come tagliaboschi, sarebbe un piccolo impresario locale con ''qualche attrezzo e un trattore malconcio''.

E ci sarebbe un paese intero pronto a dirlo sotto giuramento al giudice. ''Tutta la comunità di Acquapendente si è mobilitata in suo favore – ha spiegato il difensore Enrico Valentini – lo conoscono e sanno di che persona stiamo parlando'': un ''imprenditore a capo di una piccola ditta ereditata dal padre'' che questa mattina verrà ascoltato dal gup per l’interrogatorio di garanzia.

A far scattare gli arresti domiciliari sarebbero state le denunce di tre lavoratori sfruttati, che, secondo quanto raccontato ai carabinieri, sarebbero stati costretti a lavorare dall’alba al tramonto, anche quando le condizioni meteo erano avverse, per paghe da fame. Circa 150-200 euro al mese.

''Due dei tre soggetti che hanno sporto denuncia sono regolarmente segnati – ha proseguito l’avvocato – hanno una busta paga mensile con una retribuzione proporzionata alle ore di lavoro: il problema è che volevano essere pagati giornalmente, minacciando in caso contrario di non presentarsi a lavoro l’indomani mattina''.

''Prima di andare nei boschi – ha concluso – li portava a fare colazione al bar. Intorno alle 7 e mezza e non ad orari improponibili come si vuole far credere. Ma non solo. Nonostante lo stato di bisogno in cui il mio assistito si trova, ha addirittura venduto un mobile antico della madre per pagare la festa di fine Ramadan ai suoi dipendenti''. 500 euro che sarebbero serviti ai presunti lavoratori sfruttati per festeggiare la fine del mese di digiuno.

Questa mattina il 59enne sarà davanti al giudice.

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