ANNO 14 n° 117
C'era una volta il Settembre viterbese
Marini (Fi): ''Espressione della viterbesitą ora in mano a pochi eletti''
16/09/2017 - 06:53

VITERBO – (aml) Settembre viterbese o il Grande assente. Sino al 2013 da fine agosto si poteva vedere in giro per la città un cartellone di notevoli dimensioni fitto di eventi. Manifestazioni che precedevano il clou del 3 settembre e allungavano le sere estive cittadine sino ai primi di ottobre.

Insomma c'era una volta il Settembre viterbese. Una tradizione che negli ultimi quattro anni è stata prima ridimensionata poi scomparsa del tutto.

Un ridimensionamento non casuale secondo Giulio Marini, primo cittadino di Viterbo sino al 2013. ''Ed è stato fatto un torto alla storia. Perché rappresentava la Festa, da qualche parte ci sono ancora antichi manifesti del Settembre viterbese, racconti in cui si narra della manifestazione come di un'iniziativa di grande rilevanza per la città e quindi da riproporre ogni anno, anche a costo di sacrifici perché occorreva trovare delle soluzioni economiche per cercare di aiutare le associazioni che partecipavano. Sacrifici demandati alle amministrazioni comunali dalla storia, non dettati da una volontà clientelare, per la formulazione di un cartellone che era la somma della viterbesità, in cui convergevano le capacità dell'associazionismo e della cultura locali''.

Una tradizione talmente radicata che ''viene narrata anche in alcune antiche commedie teatrali viterbesi. Quindi – rimarca - non era una condizione politica di chi in quel momento governava, era la Città. Quella che quotidianamente fa cultura, la propria cultura che non deve per forza essere a carattere nazionale o internazionale. Una sorta di volontariato culturale che si sta cercando di abrogare''.

Marini confessa di aver sempre accarezzato ''l'idea di anticipare l'inizio del cartellone per creare una continuità tra la stagione turistica e la fine dell'estate da celebrare con la festa del Settembre viterbese. Un'iniziativa consegnataci in eredità dalla storia cittadina. L'attuale amministrazione ha inteso modificare la nostra storia proponendo convenzioni a pochi eletti. La differenza è sostanziale perché le piccole manifestazioni che socialmente creavano le condizioni di effervescenza, l'attività programmatoria dell'associazionismo oggi non ci sono più. Prima il cartellone era talmente ricco che si faticava a distinguere le moltissime iniziative ma era la rappresentazione dei vari modi di declinare la viterbesità. Non ho mai analizzato se fossero clientelari o meno, c'era un bando dell'amministrazione a cui tutti potevano partecipare''.

Secondo il capogruppo Fi la scelta 'volontaria' di minimizzare l'evento non è dovuta a un problema di risorse. ''All'epoca il governo Monti tagliò la spesa corrente dei Comuni del 70% quindi vennero sacrificate quelle che potremmo definire le spese più deboli da giustificare. Però il cartellone è stato fatto lo stesso. Quest'anno le risorse c'erano. Non fantastiche come prima ma c'erano e sono state fatte altre scelte. Non ultima anche l'allungamento del percorso della Macchina di Santa Rosa. Una scelta a cui è corrisposto un costo, 50mila euro. Non sempre si può scegliere ciò che si vorrebbe, bisogna tenere conto di alcune priorità. E magari tra queste poteva esserci la scelta di mantenere viva la storia e la cultura popolare della nostra città''.






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