ANNO 14 n° 118
Centro accoglienza, tenta violenza su due donne
Una delle vittime era incinta, l'uomo risponde di violenza sessuale
25/01/2017 - 02:00

VITERBO – Avrebbe avvicinato le sue vittime con le scuse più banali. Offrendo un aiuto per fare le pulizie o scambiandoci semplicemente qualche parola. Per poi buttarsi su di loro e tentare di abusarne fisicamente, contro la loro volontà. Siamo ad Orte, all'albergo Carpe Diem, allestito a centro di accoglienza per i migranti.

È l'aprile del 2015 e alla questura viterbese giungono voci di episodi inquietanti, seguiti dalle denunce di due diverse donne. Una egiziana, incinta e l'altra lettone. Una ospite della struttura come rifugiata, l'altra dipendente, addetta alla pulizia. Entrambe vittime delle avances sessuali di un uomo di colore, che avrebbe tentato di violentarle. Ora finito a processo, davanti al collegio di giudici, deve rispondere di violenza sessuale: due diversi episodi consumatisi all'interno delle stesse mura. L'albergo Carpe Diem di Orte. ''Quando siamo andati nella struttura abbiamo parlato con la donna egiziana per completare la denuncia - ha spiegato in aula l'ispettore Corinti della questura di Viterbo - nella sua stanza finestre e porte erano chiuse. Solo dopo averle aperte abbiamo capito il perché: aveva paura di incontrare gli occhi dell'uomo che l'aveva aggredita. E infatti, quando è avvenuto, la donna ha cominciato ad urlare a divincolarsi sul letto, era spaventata. Voleva fuggire. Andarsene''. A calmarla solo la sensibilità di una poliziotta, collega dell'ispettore. ''Passava le sue giornate sul letto, rinchiusa in camera - ha proseguito - era terrorizzata''.

Una reazione diversa, totalmente opposta a quella della seconda vittima dell'uomo che, in aula, racconta senza indugio quegli istanti. ''Lavoravo all'hotel come donna delle pulizie - ha spiegato la ragazza lettone - un giorno sono stata avvicinata da due ragazzi. Mi guardavano con degli occhi strani. Pensavo avessero cattive intenzioni, ma poi uno dei due si è offerto di aiutarmi e mi sono tranquillizzata''. Invece, una volta solo in bagno, le mani sui fianchi e il corpo di lui a bloccare quello di lei. ''Ha provato di baciarmi, ma sono riuscita a fuggire. Sono andata verso il mio carrello e sono scappata''. E nel frattempo, ha spiegato ''lo incontravo di continuo. Anche a poche ore dall'accaduto. Mi implorava di non raccontare niente a nessuno. Tantomeno alla ''mamma'', la donna che gestisce la struttura. Era il 17 aprile, alcuni giorni dopo sono andata in questura a sporgere denuncia''. Si tornerà in aula il prossimo 28 febbraio.






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