ANNO 14 n° 117
Astrazeneca, 70 medici di base dicono no alle vaccinazioni
Poco pił della metą, 117, hanno gią aderito

VITERBO - Settanta medici di base si sono rifiutati di vaccinare i pazienti con le dosi di AstraZeneca. Infatti, a cinque giorni dal via della campagna di somministrazione del siero anti Covid, fissata per lunedì 1° marzo in tutta la regione, su 225 medici della Tuscia poco più della metà, 117, hanno già aderito, mentre altri 30, che anche loro hanno detto sì, dovranno attendere ancora visto che, essendo stati contagiati dal virus, prima di vaccinare i pazienti dovranno a loro volta ricevere le dosi. Il resto dei medici, 70 circa, hanno scelto invece di non aderire.

La scelta di somministrare i vaccini non è obbligatoria, ma solo in questo modo si può riuscire a sconfiggere il virus. Per quanto riguarda la distribuzione negli studi medici la

Asl provvederà alla consegna delle dosi negli studi associati, mentre quelli singoli dovranno pensarci da soli. La distribuzione non è ancora iniziata, ciascun medico riceverà due flaconi di dosi AstraZeneca ogni quindici giorni che gli consentiranno di vaccinare venti pazienti nell’arco delle due settimane.

Dal 1° marzo si comincerà con la somministrazioni delle dosi alle persone nate nel 1956, i 65enni, ciascun medico chiamerà direttamente i pazienti, scaglionati per classi di età, chiedendo se vorranno o meno ricevere il vaccino, per poi eventualmente prenotare l’appuntamento. In base alle previsioni della Regione, si riuscirà a vaccinare due classi di età al mese. Quindi a marzo i nati nel 1956 e 1957 e così a scendere fino ai 18enni. Tutto dipenderà ovviamente dalla quantità di dosi messe a disposizione.

Nell’ultimo bollettino della Regione viene precisato che i medici di famiglia, oltre ai soggetti sani, potranno vaccinare anche i soggetti vulnerabili, affetti per esempio, da patologie controllabili come diabete o ipertensione, mentre in precedenza questa categoria era destinata alla vaccinazione nei centri Asl, al pari dei soggetti estremamente vulnerabili, quelli cioè affetti da patologie più gravi, dializzati e trapiantati.

Seguendo le regole della buona vaccinazione, gli studi medici non possono diventare ricettacoli del contagio.






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