ANNO 14 n° 117
Armi chimiche a Civitavecchia: a rischio la salute dei tarquiniesi?
Nella zona di S. Lucia verrą costruito un sistema di smaltimento per gli ordigni
10/10/2013 - 02:41

di Daniele Girardi

VITERBO - E così l'aria di Tarquinia, e per estensione l'ambiente, potrebbe subire dei colpi molto gravi. Già, perché si parla della costruzione, a Civitavecchia (zona Santa Lucia, tra l’autostrada A12 e I monti della Tolfa), di un ossidatore termico, in altre parole un inceneritore, dove verrebbero bruciate nientemeno che le armi chimiche residuate della Seconda guerra mondiale contenenti iprite, fosgene, arsenico e adamsite.

Finora scorie ed armi erano smaltite semplicemente impastandole in blocchi di cemento nell'attesa che si scoprisse un modo per bonificarle, peccato che questi blocchi venivano lasciati all'aria aperta, alle intemperie, che rischiavano di rovinarli e di conseguenza di rovinare anche il terreno e le falde acquifere.

Sono state presentate diverse interrogazioni sia a livello regionale che parlamentare per chiedere delucidazioni sulla vicenda e studi indipendenti e approfonditi sugli effetti ambientali della costruzione dell'inceneritore, ma sfortunatamente trattandosi di un'opera coperta dal segreto militare non si può sapere molto.

Ma come ha riferito il consigliere regionale del Lazio Gino De Paolis (Sel) sarebbero già stati stanziati circa 16 milioni di euro dato che la costruzione dell'opera sarebbe imminente. E lo conferma anche un articolo del Fatto quotdiano, che conferma le indiscrezioni e ipotizza che oltre alle vecchie armi chimiche potrebbe arrivare in futuro, eventualmente, anche quelle dell’arsenale siriano, che verrà smembrato prossimamente dopo gli accordi tra il regime di Assad e l’Onu. “Il Cetil Nbc di Civitavecchia – scrive il quotidiano diretto da Antonio Padellaro – è considerato un’eccellenza nel campo del disarmo chimico a livello internazionale”.

Anche se è logico pensare che lì vengano attuate tutte le prassi di sicurezza per lo smaltimento. “Con il Cetli abbiamo una convenzione riguardante l’ex magazzino di armi chimiche di Ronciglione, sul Lago di Vico – ha spiegato al Fatto la dottoressa Rossana Cintoli, direttrice tecnica dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) del Lazio – ma non abbiamo mai avuto modo di effettuare analisi sull’impatto ambientale delle attività di bonifica che avvengono nel comprensorio militare di Santa Lucia a Civitavecchia”.

Di certo il territorio di Tarquinia, che dista pochi chilometri in linea d’area dalla zona, non resterà disinteressato dalla cosa. E dopo le proteste No Coke (contro la centrale a carbone) e altre iniziative ambientaliste, ecco quest’altro situazione. Se sarà una minaccia per la salute dei tarquiniesi (e non solo per loro) lo sapremo presto.





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