ANNO 14 n° 117
Al ristorante il Molino la cucina è devozione
Pietro e Maria, una coppia d'eccellenza tra i fornelli e in sala
25/06/2015 - 02:00

L’esperienza. La tradizione. La simpatia. La professionalità. I sapori. Pietro e Maria Durgali vivono per questo e per regalare ai loro clienti – persone comuni e buongustai – qualcosa di importante in un pasto. Che sia pranzo o cena, un’occasione speciale come un banchetto o una cena tra amici.

Da diciott’anni sono a Il Molino (http://www.ristoranteilmolino.it/), una gemma incastonata nella Valle di Faul, sotto l’acropoli dove sorge papale, nel cuore antico della città che proprio in questi mesi sta vivendo una importante riqualificazione. Un locale ampio, con grandi spazi esterni e due sale interne. Ma il luogo, seppure suggestivo, è soltanto una parte di questa storia. Che parla di amore per la cucina, di ospitalità, di sentimenti genuini.

La ristorazione è la mia vita – dice Pietro Durgali – e non è soltanto un modo di dire: ho cominciato quando avevo 17 anni, facendo il cameriere. A Viterbo sono partito da un locale in via del Giglio nel 1995, oggi siamo qui. La nostra è una vera e propria devozione a questo mestiere, delicato sì ma che sa dare tante soddisfazioni”.

Accanto c’è Maria, sua moglie, la padrona indiscussa della cucina. E veniamo ai piatti: un menù completo, fatto con ingredienti genuini. Piatti della cucina laziale (l’amatriciana, la carbonara, la trippa) ma anche della tradizione della bassa Toscana, con sua maestà il cinghiale. E ancora: la zuppa di funghi inverno, l’acquacotta, la carne alla brace. D’estate ci sono anche scelte più fresche. La pizza, leggerissima grazie al lievito madre. Una cantina fornitissima di etichette locali e nazionali e una selezione di distillati e liquori completano il quadro. Il conto non sarà mai troppo salato, l’accoglienza indimenticabile.

Quando parla di cibo Maria ha gli occhi luminosi: “Cosa mi riesce meglio? Tutto, i primi in particolare – dice – Se proprio devo indicare un piatto allora punto sugli gnocchi funghi e tartufo, davvero speciali”. E già viene l’acquolina in bocca a pensare alla prossima volta che si andrà a mangiare al Molino, da Pietro e Maria. Presto, prestissimo.






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