ANNO 14 n° 118
Addio alla guardia medica?
Un rischio per il pronto soccorso
Se passa la riforma del servizio sanitario voluta da Renzi potrebbero esserci ripercussioni sull'assistenza
01/05/2016 - 02:01

VITERBO – (e.c.) Chiusura della guardia medica: il Governo Renzi ci sta pensando seriamente. Nella riforma del sistema sanitario nazionale, l’unificazione della guardia medica, che quindi andrebbe a sparire, con i medici di base è uno dei punti fermi del programma dell’Esecutivo. Certo, la riforma è ancora in fase iniziale, ma le idee al riguardo sembrano essere molto chiare.

Via, dunque, le guardie mediche di turno di notte, nei week end e nei giorni festivi, e via alle Atf, cioè Aggregazioni territoriali funzionali: gruppi di dottori (i cosiddetti medici di famiglia) che garantiranno l’assistenza di base dalle 8 a mezzanotte, tutti i giorni. Diverso discorso per i pediatri, in servizio dalle 8 alle 20 cinque giorni su sette.

Di per sé l’idea non pare male, e avrebbe già incontrato il parere favorevole di alcune associazioni di categoria del personale sanitario. Diverso, però, è il parere dei cittadini, cioè gli utenti finali del servizio, che puntano il dito su una drastica riduzione dell’assistenza qualora la riforma andasse in porto così come concepita. Da mezzanotte in poi, infatti, senza guardia medica saranno attivi solo il 118 e i pronto soccorso degli ospedali di zona, col risultato che i locali di queste strutture rischiano di finire più sovraffollati di quanto già non lo siano: ambulanze, quindi, e operatori del Pronto soccorso potrebbero venire quindi interessati anche per semplici mal di gola o per qualche linea di febbre.

Nel caso di Viterbo, con il pronto soccorso di Belcolle già al collasso, si rischia l’intasamento del pronto soccorso anche per situazioni meno gravi e non di emergenza, che di solito vengono invece sbrigate dalla guardia medica. Sovraccaricare di richieste una struttura già di per sé in difficoltà potrebbe rivelarsi controproducente sul piano della tempestività e della qualità dell’assistenza: ambulanze e operatori del pronto soccorso, infatti, potrebbero venire interessati anche per semplici mal di gola o per qualche linea di febbre. A discapito dei casi più urgenti.

A fotografare la situazione attuale del Pronto soccorso del nosocomio viterbese, notoriamente critica, è Mario Malerba, segretario generale della Cisl Fp di Viterbo. ''Le carenze sono ormai croniche, lo sappiamo – dichiara il sindacalista -, e non riguardano solo il pronto soccorso né solo Viterbo. E’ una situazione comune a tutto il Lazio. Nello specifico del pronto soccorso, se a monte c’è un filtro, una struttura che funziona bene e risponde all’utenza per situazioni non di emergenza, si evita il decongestionamento''. In caso contrario, invece, il rischio è che si vada verso il sovraffollamento. ''Col triage e con lo spostamento della diagnostica strumentale nei locali del pronto soccorso di Belcolle – continua – ora si ha una struttura più appropriata, ma non basta. Serve un’attività di filtro, anche perché il personale viene caricato di troppe richieste e di troppe responsabilità. Ormai la medicina difensiva è una prassi consolidata, purtroppo''. La chiusura, negli ultimi anni, di alcuni altri ospedali della provincia ha già prodotto un incremento degli accessi al pronto soccorso di Belcolle, dove il personale non basta più a far fronte alla richiesta di assistenza dei cittadini. ''I punti di primo soccorso di Montefiascone e Ronciglione purtroppo non bastano – aggiunge Malerba – e spesso non risolvono il problema. Belcolle, inoltre, deve ancora essere completato e gli spazi mancano. Deve cambiare la cultura dell’accesso ai servizi di questo tipo, se si vuole evitare di congestionare i pronto soccorso''.

In una situazione di tale genere, dunque, nel caso della soppressione della guardia medica, se la riforma andrà in porto così come concepita, anche per Viterbo è facile pensare che ci saranno inevitabili ripercussioni sui servizi, specie nelle ore notturne.






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