ANNO 14 n° 118
''Abolita'' la legge 194 nella Tuscia
15/06/2012 - 04:00

VITERBO – La legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza è stata di fatto ''abolita'' in provincia di Viterbo. A rendere impossibile praticare l’aborto volontario alle donne residenti nella Tuscia, e quindi a costringerle a recarsi in strutture romane o, come avviene più spesso, in altre regioni, il fatto che il 100% dei medici in servizio negli ospedali si è dichiarato obiettore di coscienza. Per la verità, in pochissimi casi è possibile abortire, ma solo perché la Asl ricorre a ginecologi esterni o a ''gettone''.

A denunciare pubblicamente la situazione, che riguarda anche le province di Rieti e Frosinone, è L'Associazione italiana dei ginecologi per l'applicazione della legge 194 (Laiga).

Ma non è solo nel Viterbese che la legge 194 ha difficoltà ad essere applicata. Nel Lazio, sempre secondo Laiga, in 9 strutture pubbliche su 31, esclusi ospedali religiosi e cliniche accreditate, non si eseguono interruzioni volontarie di gravidanza. A queste ne vanno aggiunte altre 3, quelle di Formia e Palestrina, che hanno sospeso il servizio, e una, il policlinico Tor Vergata, che pur avendo le strutture che lo permetterebbero, non ha attivato il servizio. C’è poi il caso dell’azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma, che si rifiuta di formare nuovi ginecologi da destinare all’applicazione della legge 194.

Secondo i dati forniti da Laica, aggiornati al maggio 2012, l'obiezione di coscienza riguarda il 91,3% dei ginecologi ospedalieri. Percentuale che scende all’84% con il ricorso alle prestazioni esterne. Si tratta comunque di un dato superiore all'80,2% riferito dal ministero della Salute, che però non considera che il 4% dei ginecologi non obiettori non esegue comunque interruzioni di gravidanza.

''Se agli aborti del primo trimestre si può far fronte ricorrendo a medici convenzionati esterni o gettonati, che sono l’11% - spiega Mirella Parachini, ginecologa della Laiga -, così non è per gli aborti terapeutici, sui quali quel 91,3% pesa come piombo''.

''Lo stato di attuazione della legge 194 nel Lazio è emblematico della situazione di gran parte delle regioni italiane - conclude la ginecologa - ed è più grave di quanto riportato dal ministro della Salute. Molti dei medici non obiettori sono alla soglia della pensione e non verranno rimpiazzati, per la mancanza di formazione professionale''.

Per questi motivi, Laiga sta valutando l'ipotesi di agire legalmente verso le direzioni sanitarie delle strutture inadempienti.





Facebook Twitter Rss