ANNO 14 n° 117
A Sutri prima nazionale
dello spettacolo ''Iliade,
le lacrime di Achille''
Giovedì 16 luglio alle 21
15/07/2015 - 00:01

SUTRI - Prima nazionale, giovedì 16 luglio alle 21 a Sutri, al Teatro Romano, per la rassegna Teatri di Pietra  di Iliade, le lacrime di Achille. Da Omero, Kleist, Ovidio''. Lo spettacolo, per la regia di Matteo Tarasco, è sequel ideale dell’esperienza di ''Eneide – Ciascuno patisce la propria ombra'', che ha raggiunto cento repliche in un anno in tutta Italia.Lo spettacolo è il secondo capitolo della Trilogia del Mito al Femminile che vedrà la messa in scena dell’Odissea nel 2016.

La vicenda è assai nota: una donna, Elena, moglie di Menelao, re di Sparta, sia stata rapita da Paride, figlio di Priamo, re di Troia. Per riportare a casa Elena si scatena una guerra lunga e cruenta. Ma è concepibile combattere per una donna rapita, che in realtà si era lasciata rapire, o meglio, era fuggita con il proprio rapitore? È concepibile radunare un esercito di centomila uomini per assediare una città, che per quanto fosse la città più grande, più ricca, più famosa del mondo, aveva pur sempre un diametro di trecento metri? Ed è concepibile che questa guerra d'assedio duri dieci anni? Uno storico che volesse analizzare il mito, potrebbe parlare di un embargo commerciale ai danni delle città greche, della chiusura dello stretto dei Dardanelli da parte delle autorità troiane, di una situazione politico-economica di forte squilibrio, di flussi migratori che attraversano l'Egeo verso Oriente, di una delicata congiuntura internazionale. Il passato lontano si riflette così nel presente, e le parole dello storico potrebbero essere quelle di un odierno inviato di guerra.

L'Iliade di Omero narra quarantanove giorni nel corso del decimo anno di guerra, ma il racconto termina prima della fine delle ostilità. Si potrebbe definire l'Iliade 'il romanzo di Achille', perché il poeta sceglie di raccontare le vicende dell'ultimo anno della lunga guerra, a partire dall'ira dell'eroe che determina lo scatenarsi di una serie di eventi tragici concatenati. L'ira funesta genera le lacrime di Achille, le prime di una lunga serie di pianti e lamentazioni che costellano l'epopea, perché nell'Iliade non soltanto le donne Troiane piangono, ma anche e soprattutto i grandi eroi.

Il progetto vuole addentrarsi nel linguaggio del dolore, per riscoprirne un nuovo valore semantico e ridisegnare l'ideologia della virilità, che, nell'epopea, si completa e acquista valore soltanto quando si appropria del modello femminile. Nell'Iliade si assiste costantemente al contrasto tra le bufere del dolore maschile e la lenta perdita di sostanza che consuma la vita, nel rituale della lamentazione femminile. Se il dolore delle donne esautora la forza vitale, il dolore dell'eroe ne esalta l'energia e l'ardore guerriero, perché per Omero lacrime e gloria, sofferenza ed eroismo, sono strettamente connessi. Le lacrime degli eroi non sono segno di debolezza, ma ostentazione di forza e di vitalità.

''Mettere in scena Iliade – Le Lacrime di Achille – afferma Matteo Tarasco - vuole essere un tentativo di raccontare l'odierno spaesamento quotidiano di una generazione incompresa, un tentativo per riacquistare, attraverso la fascinazione del palcoscenico, i valori della parola poetica, che crediamo oggi debba imporsi su altri linguaggi che spiegano, ma non insegnano il senso. Fare teatro oggi significa essere appassionati, e folli. Recitare davanti ad un pubblico adolescente i versi dei grandi poeti, significa ricordare che le parole bruciano, si fanno carne, quindi anche raccontare una storia si trasforma in un atto fisico e corporale. Sembra che la lingua abbia perduto la sua Physis, non è più del cuore, come diceva Paracelso, ma della mente, di Nuos. Per questo è necessario fare teatro, ovunque e comunque, per non far soccombere la parola nelle paralizzanti spire dell'ossessione comunicativa e per non annientarla nell'angoscia semantica della comunicazione, che molto dice e poco esprime. Fare teatro ci insegna che il valore della parola si riconosce nel silenzio dell'ascolto''.






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