ANNO 14 n° 79
''A Mammagialla
studio, lavoro
e dipingo quadri''
Rudy Guede intervistato su Rai Tre
22/01/2016 - 02:00

VITERBO - Rudy Guede grida la propria innocenza dal carcere viterbese di Mammagialla, nel quale sta scontando una condanna di 16 anni per l’omicidio di Meredith Kercher, trovata morta nella sua stanza la mattina del 1 novembre 2007. È andata in onda ieri sera su Rai Tre, all’interno del programma ''Storie Maledette'', l’intervista realizzata dalla giornalista Franca Leosini all’ivoriano che, dopo otto anni da quel terribile omicidio, parla per la prima volta di quanto successo direttamente da uno spazio del carcere di Mammagialla allestito per l’occasione in studio televisivo.

Proprio all’interno del penitenziario viterbese, Guede si tiene molto impegnato, come racconta lui stesso: ''Aiuto le persone in difficoltà e lavoro all’infermeria centrale come addetto alle pulizie ma mi piace molto dipingere. In questi anni, inoltre, ho studiato duramente e mi sto per laureare in scienze storiche per la cooperazione internazionale e del territorio all’Università Roma Tre''. Poi, un ringraziamento particolare a tutte le persone che all’interno del carcere si sono prese cura di lui con affetto e delicatezza, mentre sullo schermo scorrono numerose immagini a documentare la vita dell’ivoriano nel penitenziario viterbese.

È stato proprio Guede a voler essere intervistato per raccontare quella che è la sua verità, per ribadire a gran voce la sua estraneità ai fatti per i quali è stato invece condannato dalla giustizia italiana. Un lungo racconto, un percorso a ritroso che tocca le tappe più importanti della vita di Guede: l’infanzia felice in Costa d’Avorio, la terribile separazione dalla madre e dai suoi familiari, l’arrivo in Italia all’età di 5 anni, le difficoltà. Una sorta di riabilitazione un po’ azzardata, portata avanti, probabilmente, con un po’ troppa veemenza, nei confronti di un ragazzo che, non dimentichiamocelo, è stato condannato in via definitiva per l’omicidio di una ragazza di 22 anni. È lui stesso a difendere strenuamente, e se vogliamo in modo anche un po’ sfacciato, la propria immagine, a renderla più ''umana'', sostenendo di essere un ragazzo come tanti altri, molto distante dal mostro descritto dagli inquirenti. Tesi sostenuta anche da chi lo conosce bene o ha avuto contatti con Guede più o meno approfonditi.

Dopo aver ripercorso gli eventi che hanno portato all’uccisione di Meredith Kercher e aver scaricato l’intera responsabilità dell’omicidio della ragazza su Amanda Knox e Raffaele Sollecito, Guede racconta della fuga da quella casa dopo aver visto Meredith riversa a terra in una pozza di sangue: ''Mi sono lasciato prendere dal panico e, in totale stato di shock, non ho fatto quello che avrei dovuto fare. Non ho chiamato i soccorsi, la paura ha prevalso su di me. Temevo di non essere creduto e ho deciso di scappare. Chi avrebbe creduto a un nero?''.

Proseguono poi le precisazioni da parte dell’ivoriano, determinato a proclamare la propria innocenza: ''La sentenza che mi riguarda è decisamente contraddittoria. Come ho potuto uccidere io Meredith se sulle carte del processo è espressamente scritto che non sono stato io ad aver usato il coltello che l’ha uccisa? È stato precisato, inoltre, che non sono stato io l’esecutore materiale del delitto''. Ma quindi, chi sono i reali responsabili dell’omicidio? ''Amanda e Raffaele sono stati assolti ma la stessa sentenza di assoluzione afferma che la Knox era in quella casa quella sera e, dunque, non poteva non esserci anche Sollecito. Bisognerebbe chiedere a loro chi ha veramente ucciso Meredith, soprattutto alla Knox''. Nette le parole di accusa che Guede pronuncia:''È curioso che io sia stato condannato per concorso in omicidio ma sia l’unico ad essere in carcere mentre gli altri sono fuori''.

Poi, si cerca di minimizzare anche sull’episodio dell’arresto, avvenuto mentre Guede si trovava in Germania dove si era rifugiato subito dopo la morte di Meredith: ''Non mi hanno arrestato mentre stavo scappando ma durante un controllo sui biglietti del treno. Io stavo tornando in Italia'' precisa l’ivoriano.

Infine, un messaggio ai genitori della vittima: ''A loro posso semplicemente dire che Meredith deve ancora avere giustizia. In questo momento c’è una persona in carcere che sta pagando per un delitto che in realtà non ha mai commesso'' conclude Rudy Guede.





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