ANNO 14 n° 117
''Votiamo Orlando per un Pd inclusivo''
Il deputato Mazzoli ieri per la campagna in vista delle primarie
28/04/2017 - 13:11

ACQUAPENDENTE - ''In queste ultime ore che ci separano dalle primarie del 30 aprile stiamo rafforzando la mobilitazione che aiuti a costruire un risultato positivo per Andrea Orlando come guida politica del Pd e di una nuova alleanza di centrosinistra. È necessario insistere sulla parola unità per ricostruire un progetto capace di rimettere insieme un popolo. Un progetto che guardi al futuro del paese e non al destino di un singolo leader''.

Così Alessandro Mazzoli, deputato del Partito democratico, all’appuntamento di ieri sera ad Acquapendente, a sostegno della mozione di Orlando. Con lui, il capolista per l’assemblea nazionale Enrico Panunzi, la deputata Alessandra Terrosi, il sindaco Angelo Ghinassi, il coordinatore locale della mozione Alberto Bambini e l'assessore del Comune di Marta, Giusy Gargiulo.

''Nelle modalità di svolgimento del congresso – ha detto Mazzoli - c’è già il problema con cui ci misuriamo: avremmo dovuto celebrarlo alla fine del 2017, ovvero alla scadenza naturale del mandato del segretario. Ma è stata decisa un’accelerazione che ha prodotto una compressione eccessiva della discussione e del confronto politico. Il motivo? Si è voluto parlare poco di ciò che è accaduto in questi ultimi anni, in particolare si è voluta eludere una discussione seria e approfondita sull’esito del referendum del 4 dicembre scorso. Abbiamo fatto in fretta e furia i congressi di circolo e ci siamo buttati nella campagna delle primarie con un solo confronto tra i tre candidati, mentre da Orlando ed Emiliano a più riprese ci sono state sollecitazioni per averne altri. Ma Renzi ha ripetuto che il confronto sarebbe stato solo uno''.

''Al di fuori di questo – ha proseguito - il dibattito politico non è cresciuto. I dati degli iscritti al Pd del 2016, se solo li paragoniamo al congresso precedente, mostrano che l’emorragia di adesioni è stata di almeno un terzo. È stato un congresso veloce e per la prima volta non c’è una campagna del Pd per informare i cittadini sulle primarie del 30 aprile. Si è trattato di una scelta, non di una regola congressuale. Così il congresso è stato concepito appunto per discutere del destino di una persona, non per parlare del destino di una comunità e di un pezzo del Paese reale, quello che il Pd dovrebbe e deve rappresentare. In discussione invece c’era e c’è quale prospettiva dare al Pd dopo anni difficili che hanno allargato le disuguaglianze. Nonostante lo sforzo prodotto dal punto di vista legislativo per introdurre riforme importanti per il nostro Paese sarebbe servita in queste settimane una riflessione più attenta sull’impatto delle stesse e sui correttivi da apportare''.

''Il 4 dicembre – ha ribadito Mazzoli - non è neanche semplicemente la sconfitta di Renzi, perché il fallimento al referendum significa il fallimento della strategia politica del centrosinistra che viene da lontano. Per 20 anni abbiamo ripetuto che semplificare le istituzioni, renderle più efficienti, avrebbe aiutato a riavvicinare i cittadini alla politica. Ma non è stato così. Dovevamo e dobbiamo intervenire con maggiore forza per combattere le disuguaglianze sociali, perché solo così si ricostruisce la fiducia delle persone verso la politica e le istituzioni. E questi temi interrogano soprattutto noi, forza di centrosinistra. Sono oltre 7 milioni gli italiani che vivono in grave deprivazione materiale, ovvero in seria difficoltà economica. C’è una ripresa che però fin qui ha rafforzato chi già era forte e ha indebolito ulteriormente chi già era in difficoltà. La sinistra dovrebbe farsi carico di questa questione. Abbiamo sbagliato nel corso degli ultimi anni a parlare soltanto a quell’Italia che già ce l’ha fatta o ce la stava facendo, dimenticandoci di rivolgere la nostra attenzione a chi non ce la faceva e non ce l’ha fatta. In fondo, sono queste le divisioni della società emerse dal referendum''.

''Renzi – ha concluso - per me non può ricomporre le fratture prodotte. Essendo un partito democratico, abbiamo lo strumento per imprimere una svolta, con una partecipazione il più diffusa possibile il 30 aprile. La scissione è stata un errore politico madornale perché senza avremmo avuto una competizione apertissima tra Orlando e Renzi. Noi ci rivolgiamo agli elettori del Pd e a quelli del centrosinistra perché se nel Pd maturano posizioni più aperte, si può ricostruire un campo di forze democratiche. Le intenzioni dell’ex segretario sono quelle di andare al voto con la legge uscita dal pronunciamento della Corte costituzionale. Il che significa che dopo le lelezioni non ci sarà una maggioranza politica in grado di governare e si renderanno necessarie le larghe intese. E se io devo scegliere tra larghe intese e centrosinistra, scelgo il centrosinistra. Perché solo un campo di centrosinistra può competere contro una destra pericolosa e contro il populismo del M5s''.






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