ANNO 14 n° 117
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''Che orgoglio
la Tuscia in vetrina
al Salone del gusto''
Scrive Simone Santia, viterbese che studia Ingegneria a Torino

di Simone Santia

Simone SantiaSimone Santiadi Simone Santia

TORINO - Anche la nostra Tuscia era presente al Salone del Gusto di Torino, il più importante evento internazionale dedicato alla cultura del cibo, per la prima volta aperto al pubblico e senza biglietto di ingresso che si è tenuto dal 22 al 26 settembre.

Non certo grazie ''all’efficiente'' promozione turistica del nostro Comune ma bensì ai tenaci produttori della nostra terra, ben rappresentata con 7 stand, terza per numero nel Lazio.

Certo, il Salone del Gusto nei suoi 20 anni di storia, non è mai stata una grande vetrina per la promozione di un territorio ma quest’anno, rendendola gratuita e diffusa nella città di Torino su un’area di 12mila metri quadri, poteva essere una ottima occasione per far scoprire la Tuscia e soprattutto per attrarre anche un turismo culinario che vive 365 giorni l’anno.

All’interno del grande parco verde del Valentino, il Salone del Gusto lascia dietro di sé numeri da record che hanno reso questa edizione un successo. Centinaia di migliaia di visitatori in pochi giorni, solo domenica un’affluenza di circa 500mila persone che ha portato a una promozione territoriale incredibile. Mille espositori provenienti da più di 100 paesi, 7mila delegati di Terra Madre Slow Food provenienti da ogni angolo del mondo, che hanno portato la loro cultura e la loro esperienza a servizio dei visitatori.

E tra le nocciole del Piemonte e la mozzarella di bufala Campana, si imponevano i nostri prodotti. Dal buon salame di Coccia Sesto con la sua ricetta etrusca agli ottimi formaggi della Maremmaintuscia di Montalto di Castro con il cacio di Nonno Nino. Per non parlare di birra, di olio e di tanti altri prodotti che rendono la nostra zona d’eccellenza e che hanno ricordato ai tanti che sopra Roma e sotto la Toscana c’è un territorio che ha tanto da dare e da far scoprire.

Questa, a mio modesto parere, è la promozione su cui la nostra città dovrebbe puntare, come altri territori hanno colto l’occasione in questi giorni. Eventi volti a far conoscere le nostre eccellenze, la buona cucina etrusca e suoi bellissimi paesaggi, senza buttarci in fiere internazionali faraoniche dove risultiamo solo piccoli e provincialotti.

Alla fine di questo importante evento rimane un po’ di amaro in bocca per la mancata piena partecipazione. Forse è questo l’Expo che avremmo voluto, dove veramente si è parlato di cibo e soprattutto con il cibo. Certamente una cosa è sicura, a Torino la Tuscia si è fatta valere.

 

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