ANNO 14 n° 117
14 anni di carcere ai rapinatori della gioielleria Bracci
Ieri le condanne per l’ex camorrista Ignazio Salone e la cognata Elena Grancea

VITERBO – Uno all’interno della gioielleria Bracci, armato di pistola, pronto a fare razzia di soldi e oro. L’altra fuori, a fare da palo, prima della rocambolesca fuga a bordo di un’Alfa 147, assieme agli altri due complici.

Ieri per entrambi è arrivata la condanna: 8 anni e 8 mesi al pentito di camorra Ignazio Salone, mente e autore materiale della rapina e 5 anni e 4 mesi per Elena Grancea, sua cognata rimasta fuori dal negozio al momento del colpo.

Giudicati con rito abbreviato di fronte al gip Francesco Rigato, i due hanno messo a segno la rapina lo scorso 14 marzo, in pieno centro, a Viterbo. Un bottino da poche migliaia di euro, ma che avrebbe potuto trasformare quel colpo a mano armata in una tragedia. Bracci, proprietario dell’omonima gioielleria, infatti, approfittando di un momento di distrazione dei rapinatori sarebbe riuscito a raggiungere il suo ufficio e prendere una pistola, sparando un colpo in aria. Solo il caso ha voluto che la reazione di Salone non divenisse letale: arma in pugno, sarebbe stato pronto a colpire il gioielliere, se questa non si fosse inceppata.

Poi per i quattro malviventi, la rocambolesca fuga in auto per la provincia: assieme a Salone e ad Elena, anche il marito di quest’ultima Stefan Grancea e sua sorella Jenela, compagna dell’ex camorrista.

Per Grancea, assistito dall’avvocato Samuele De Santis, un destino processuale diverso: nessun rito abbreviato, nessun rito alternativo, ma un processo ordinario di fronte al collegio di giudici viterbese che si è aperto lo scorso 12 settembre.

Mentre per i due cognati ieri è arrivata la condanna: 14 anni complessivi di carcere per aver rapinato la gioielleria e aver legato con delle fascette mani e piedi dei presenti. Da qui anche l’accusa di sequestro di persona.

 

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