ANNO 14 n° 111
Mannino:“Il lavoro è la prima forma di libertà per le donne”
Dina Signoriello:'Contro il gender gap occorre incentivare le politiche di empowerment economico'
Alessandra
29/11/2022 - 07:22
di Alessandra Sorge

VITERBO - Una forma di violenza di cui le donne sono spesso vittime è anche quella economica, che non può essere sradicata se non vengono garantite indipendenza economica e parità di condizioni sociali, finanziarie e, ovviamente, lavorative. E' stato questo il principio ispiratore dell'incontro organizzato ieri dalla Cisl di Viterbo dal titolo 'Donne: le top manager familiari' con la collaborazione dell'Anteas e il Coordinamento donne con il patrocinio della Fidapa.

Un appuntamento che nelle intenzioni delle organizzatrici ha voluto rappresentare il primo di una serie di incontri che ruotano intorno alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Proprio in riferimento a questa tematica così importante, attraverso il contributo di autorevoli esperte e professioniste, si è voluto offrire una panoramica generale sul ruolo che le donne rivestono nel tessuto sociale, in modo particolare nell’attuale contesto lavorativo. “E’ fondamentale comprendere – afferma Fortunato Mannino, segretario generale Cisl, nei saluti iniziali – che il lavoro rappresenta la prima forma di libertà per la donna. E proprio grazie al lavoro che la donna può ritagliarsi il proprio ruolo e, dunque, la propria indipendenza, nella società”. “Purtroppo – prosegue Mannino – sono ancora molte le disparità di genere, dovute a situazioni vessatorie e a resistenze culturali, molte delle quali si manifestano ancora con la disparità salariale, stimata intorno al 25-30%. Dobbiamo invertire la rotta”, ha ribadito con forza il segretario.

 Elisa Durantini, segretaria organizzativa Cisl, ha sottolineato come proprio la disparità salariale (la cosiddetta gender pay-gap) produca donne più povere e vulnerabili, vittime predestinate nelle relazioni di abuso, dove si fa leva sulla mancanza di consapevolezza della vittima e sulla sua facile manipolazione. Ma il gender pay-gap, come ha avuto modo di ribadire Maria Stella Piantini Cianotti, responsabile del coordinamento donne, rappresenta anche un ostacolo nell’avanzamento di carriera, soprattutto nei ruoli apicali:”I dati dell’istat – ha riferito la Cianotti – indicano che nel 2019 solo il 33% dei manager della Ue erano donne. Tale percentuale non supera il 50% in nessuno degli stati membri e l’Italia è fanalino di coda con il 28% di donne che ricoprono ruoli manageriali. Sempre in Italia il 3% delle aziende è guidata da donne Ceo”.

 Dati che evidenziano la difficoltà delle lavoratrici di intraprendere percorsi di carriera dove le esclusioni sono principalmente dovute alle false credenze che vedono le donne non adatte per quei ruoli. “Bisogna lavorare sulle basi culturali – ha evidenziato Stefania Pieri dell’Anteas – affinché le giovani donne siano ‘allenate’ alla gestione del potere e alla responsabilità, per la costruzione di un reale empowerment che sia effettivamente più inclusivo”.

 “Partire dalle scuole per istruire i ragazzi all’educazione finanziaria, economica e contro la violenza è il primo passo – ha ribadito Dina Signoriello del coordinamento regionale –. Incentivare le politiche che valorizzano l’empowerment economico delle donne, significa trarre beneficio anche in termini di Pil, accogliendo le sfide del progresso. Investire in lavoro femminile conviene – ha concluso la Signoriello – e la certificazione per la parità di genere è sicuramente un primo strumento di incentivo per questo processo”.  

Particolarmente interessanti sono stati anche gli interventi di Miranda Bocci, presidente Fidapa, Daniela Bocci, del coordinamento donne First, e della professoressa Tiziana Laureti, direttrice della facoltà di economia dell’Unitus.






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