ANNO 14 n° 89
‘’Ho visto sferrare il pugno,
ma non il volto dell’aggressore’’
Nuova udienza per Sabato Battaglia alla sbarra per lesioni. In aula gli ultimi testimoni
09/02/2017 - 02:00

VITERBO – ''Una serata tranquilla che si è trasformata in un incubo.’’. Poche parole, ma ben precise quelle che Benedetta F. usa per raccontare la notte del 10 giugno 2012 trascorsa in un noto locale di Valle Faul. Una serata passata con gli amici del liceo per festeggiare la conclusione dell’anno scolastico, finita invece a calci e pugni. Finita con i lampeggianti della polizia, a fare da sfondo a quel gruppo di ragazzi attoniti e sbigottiti. Perché a terra, appena colpito da un forte pugno alla mandibola, c’era uno di loro, Dario L.

''Non ho visto chi abbia realmente sferrato il cazzotto – spiega la ragazza in aula – l’ho saputo subito dopo, quando una mia amica mi ha raccontato tutto.’’. Non passano pochi minuti, dunque, che l’aggressore assume un volto e un nome. Si tratterebbe di Sabato Battaglia, ora a processo per lesioni colpose, davanti al tribunale viterbese.

Sarebbe stato lui, secondo i presenti, ad aggredire il diciassettenne con un colpo al viso talmente tanto forte da lesionargli l’osso della mandibola. Una punizione per essersi intromesso durante un ‘’chiarimento’’ tra lo stesso Battaglia e uno dei liceali. Che in una delle scorse udienze aveva spiegato. ‘’Ricordo di aver urtato Sabato e alcuni suoi amici involontariamente mentre ballavamo all’interno del locale. Sapevo che non sarebbe finita così. All’uscita, infatti, erano lì, ad aspettarmi. Fortunatamente Dario è intervenuto, anche se è stato lui ad avere la peggio. Ricordo di aver visto volare un pugno e di averlo visto cadere a terra.’’.

Dove rimane, stordito, fino all’arrivo dei soccorsi.

‘’Eravamo tutti minorenni e spaventati, non sapevamo come affrontare la situazione. Fortunatamente un ragazzo ci è venuto in aiuto. Ricordo che era un fisioterapista e ha capito subito la gravità della lesione: abbiamo chiamato il 118 e la polizia, ma i tre erano già spariti. Avevano urlato ‘’scappiamo’’ e si erano dileguati.’’ conclude invece la ragazza.

Si tornerà in aula il prossimo 5 aprile, per ascoltare altri due testimoni, tra cui il fratello di Sabato e l’altro presunto aggressore. Mentre di avvicina sempre di più il momento della discussione: un passo fondamentale per il destino giudiziario dell’imputato, su cui pende già una condanna a 12 anni per l'omicidio di Federico Venzi, il 43enne romano ucciso a calci e pugni a Riello nel settembre 2015.





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