ANNO 14 n° 116
Viterbo porto franco
per i clandestini
Da Roma nella Tuscia per visti
e permessi di soggiorno ''pił facili''
28/11/2015 - 02:01

VITERBO - Tutto partiva dalla Capitale, ma alla fine era Viterbo il centro per chi voleva assicurarsi falsi contratti di lavoro e permessi di soggiorno ''facili''. Questo è quanto emerso dall'operazione rinominata ''Easy to place'', condotta della Digos di Viterbo, che ha smantellato, con 13 indagati di cui 2 arrestati, una vera e propria associazione criminale legata al fenomeno dell'immigrazione clandestina.

Era infatti il capoluogo il crocevia per ottenere in maniera più sbrigativa le pratiche per i visti, i permessi di lavoro e di soggiorno utili per restare sul territorio ma anche per potersi muovere liberamente all'interno della comunità europea.

Il modus operandi era ben collaudato: a Roma, dove le comunità pakistane e indiane sono molto vaste, l'organizzazzione trovava i ''clienti'', che poi a loro volta venivano condotti nella Tuscia dove, in attesa che fossero sbrigate le pratiche, si nascondevano a casa di uno dei capi dell'organizzazione.

Una prassi che ormai era ben consolidata, come confermato dalle indagini, durate due anni, degli uomini della Digos, diretti da Monia Morelli, e studiata nei minimi dettagli dai due vertici del traffico. Uno di loro, sfuggito all'arresto, è tuttora ricercato, anche dall'Interpool, l'altro, invece, è finito ai domiciliari proprio nella stessa abitazione che era anche il nascondiglio di coloro che richiedevano i documenti.

Proprio quest'ultimo, inoltre, un imprenditore pakistano di 50 anni, era già stato coinvolto, nel 2009, in una situazione analoga. Durante una perquisizione della Digos nella sua abitazione, i poliziotti avevano trovato due passaporti falsi di proprietà di due persone ospiti dell'imprenditore e arrestato uno dei soggetti presenti. Ma in quel momento le indagini non erano concentrate sul pakistano ora finito in manette. Almeno fino 2013 quando l'operazione è partita trovando il suo epilogo in questi giorni.





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