ANNO 14 n° 107
Viterbese - Il caso Vegnaduzzo è solo la punta dell'iceberg
24/03/2013 - 03:35

VITERBO – A Leopoldo Ciprianetti va dato il merito di essere uscito per primo allo scoperto, rendendo pubblici i problemi economici che gravitano intorno alla As Viterbese. Problemi gravissimi, che finora soltanto alcuni cronisti avevano osato tirare fuori. Ma i soldi che la società gialloblu deve a Mattias Vegnaduzzo (l’assistito di Ciprianetti) sono soltanto la punta del proverbiale iceberg. Purtroppo. Il buco è già voragine da un pezzo, e francamente riesce persino difficile elencare tutte le questioni, le pendenze, le vertenze, che coinvolgono questa società, senza considerare che ce ne sono altre ancora nascoste ma pronte ad emergere al momento giusto, anzi, al momento sbagliato. E il paragone va direttamente a quell’inizio estate del 2004 quando, scoperchiata la pentola, le grane – cioè, i debiti - iniziarono ad affiorare quotidianamente, fino alla mancata iscrizione al campionato di C1 e al successivo, inevitabile, fallimento.

Oggi, nonostante la realtà parli di una squadra compatta che lotta fieramente ai vertici della serie D, sembra che la storia si stia ripetendo. Alcune vertenze riguardanti ex tesserati (gli allenatori Sergio, Conticchio e Cuccini, diversi giocatori tra cui Pucino, Piccolo, Marco Testa e altri) hanno già prodotto o stanno per produrre delle sentenze sportive di pagamento. Senza rispettarle, si rischia la penalizzazione, che poi sarebbe il male minore. Qualcuno assicura che su altre situazioni sia già all’opera la magistratura. E altri danno per probabile il pignoramento dell’incasso delle prossime partite interne, forse già giovedì contro il Lanciotto. Scenari terribili, e purtroppo già visti. Scenari ai quali vanno aggiunti per forza altri contenziosi maturati negli ultimi anni, stavolta con l’erario. E le conseguenze, in questo caso, potrebbero essere addirittura peggiori, per non dire definitive.

Che sia l’inizio del lungo addio, insomma? C’è chi spera di no, scacciando il fantasma di un altro fallimento con frasi tipo “alla fine si troverà una soluzione” o “finché si resta tra i Dilettanti questo rischio non c’è” o ancora “non lasceranno saltare la Viterbese, perché Viterbo è una piazza troppo importante”. Altri, invece, danno la Gialloblu già spacciata: negli ambienti calcistici romani, per esempio, è opinione comune.

Quello che preoccupa, tutto sommato, è la mancanza assoluta di una strategia per uscire (o per tentare di uscire) da questo precipizio. Per quanto ci stiano provando il sindaco Marini (che oltre ad essere un grande tifoso ha una campagna elettorale da affrontare) e il direttore sportivo Manfra (che Ciprianetti ha indicato come suo unico interlocutore autorevole negli ultimi mesi), la mole di guai da affrontare sembra esagerata. E soprattutto, all’orizzonte non s’intravedono soldi, soldi veri. E allora? Non resta che aspettare, concludere con dignità il campionato e poi trarre le conseguenze. Magari cominciando dall’individuare i veri colpevoli di questa situazione: ci sono, e per quanto si possano nascondere o travestire, prima o poi saranno stanati.






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